I dati sull'impatto positivo del vaccino nel nuovo articolo dell'Istituto superiore di sanità, pubblicato oggi dalla rivista Eurosurveillance: il 10% dei "salvati" ha meno di 60 anni. Ci sarebbero stati anche 79mila ricoveri e quasi 10mila ammissioni nelle terapie intensive in più. Lo studio Oms: in tutta Europa da gennaio a novembre sono stati evitati oltre 450mila decessi
Almeno 22mila morti in più, altri 445mila casi, 79mila ricoveri e quasi 10mila ammissioni nelle terapie intensive: è lo scenario pandemico che l’Italia avrebbe vissuto tra gennaio e settembre 2021 senza l’arrivo del vaccino anti-Covid, che nel corso dei mesi è stato somministrato all’87% della popolazione vaccinabile. I dati sull’impatto positivo del vaccino emergono dal nuovo studio dell’Istituto superiore di sanità (Iss), pubblicato oggi dalla rivista Eurosurveillance. E affiancato da un altro studio internazionale, guidato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in collaborazione con il Centro europeo per la prevenzione ed in controllo delle malattie (Ecdc), secondo il quale in Europa da gennaio a novembre del 2021 grazie al vaccino sono stati evitati oltre 450mila decessi, di cui 35mila in Italia.
Questo valore è in linea con i risultati dello studio Iss che, anche considerando una popolazione più ampia (soggetti di età maggiore di 12 anni) e criteri più conservativi di efficacia afferma che nei primi nove mesi i vaccini anti Covid hanno evitato oltre 22mila decessi fino a settembre. Lo studio Oms rileva inoltre come la vaccinazione abbia evitato il 51% delle morti attese nella regione Europea tra i soggetti di età maggiore di 60 anni nei primi 11 mesi di campagna vaccinale. Un numero minore di decessi evitati si rileva in Paesi come Romania, Moldavia e Ucraina in cui la copertura vaccinale è stata più bassa.
“Questi studi sono importanti perché rilevano come le persone vaccinate abbiano un rischio molto più basso di avere conseguenze gravi dall’infezione”, commenta il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro. “Malgrado ormai non ci siano dubbi sull’importanza di questo strumento, insieme agli altri di cui disponiamo come il distanziamento e le mascherine, ancora milioni di persone non sono protette”, sottolinea ancora Brusaferro. Che quindi rinnova l’invito a “iniziare l’iter per chi ancora non l’ha fatto, e di proteggersi con il richiamo, soprattutto se si fa parte delle categorie più fragili, le prime a cui è stata offerta questa possibilità”.
I dati – Il lavoro dell’Istituto superiore di sanità mostra inoltre come siano stati evitati in Italia 445mila casi, 79mila ricoveri e quasi 10mila ammissioni nelle terapie intensive, con un effetto più pronunciato a luglio e agosto, quando si è raggiunta una copertura superiore al 60% nelle fasce sopra i 20 anni. Delle 22mila morti evitate il 71% è negli over 80, la prima fascia di età a raggiungere alte coperture oltre a quella a maggior rischio di morte per Covid, il 18% nella fascia 70-79, l’8% nella 60-69 e il 2% negli under 60, gli ultimi ad essere vaccinati. Senza i vaccini il tasso di ricoveri ordinari atteso sarebbe stato di 1592 ogni 100mila abitanti negli over 80, 871 per la fascia 70-79, 595 per i 60-79 e 214 per gli under 60, mentre quelli osservati sono stati rispettivamente 886, 618, 421 e 163.
Il metodo – Sia lo studio Oms che quello Iss hanno stimato una percentuale di decessi evitati rispetto al totale di circa il 40%. L’analisi, inoltre, esamina solo gli effetti diretti delle vaccinazioni, non quelli indiretti dovuti ad esempio alla riduzione della circolazione del virus: quindi potrebbe sottostimare la riduzione. Lo studio italiano analizza le infezioni notificate settimanalmente fra gennaio e settembre che hanno avuto come esito l’ospedalizzazione, il ricoveri in terapia intensiva e/o il decesso entro 30 giorni dall’infezione stessa, mentre lo studio europeo, al fine di confrontare i dati provenienti da diversi Paesi, si basa sul numero di decessi settimanali notificati fino a novembre 2021. Inoltre i due studi fanno riferimento a popolazioni diverse (solo ultra60enni nello studio Oms e tutta la popolazione sopra i 12 anni nello studio Iss) e a definizioni leggermente diverse di vaccinato completo e di efficacia vaccinale, in quanto nell’articolo Oms si confrontano Paesi che hanno utilizzato vaccini diversi (per tipologia e proporzione) rispetto a quelli utilizzati nel nostro paese, la cui efficacia è documentata con lo stesso approccio proposto nel bollettino settimanale dell’Iss distinguendo fra mesi in cui era dominante la variante alfa e mesi in cui era dominante la variante delta.