Il Nucleo antincendi dei Vigili del fuoco ha depositato in procura la relazione sull’incendio divampato lo scorso 29 agosto nel palazzo residenziale Torre dei Moro a Milano. L’incendio, scaturito forse da una sigaretta finita su un sacco d’immondizia e il materiale con cui erano costruiti i pannelli della facciata, non omologati in Italia, avrebbe permesso alle fiamme di divorare il grattacielo di 18 piani in pochi minuti. Oltre a questo, sono stati sottolineati i guasti dei sistemi antincendio, tra cui l’assenza di acqua negli idranti e le pompepraticamente fuorigioco“. L’ipotesi della procura è di disastro colposo e sono indagati i legali rappresentanti e responsabili delle società che hanno realizzato l’edificio e che hanno avuto a che fare con la produzione, lavorazione e posa dei pannelli.

Nella relazione si legge che la torre di via Antonini era “caratterizzata da una forma geometrica con evidenti funzioni estetiche che però ha contribuito (fattore forma, comportamento materiali e ventilazione) allo sviluppo dell’incendio“. La relazione si sofferma poi sui pannelli installati all’esterno della struttura che non erano ancora omologati in Italia. I pannelli erano stati acquistati dalla Zambonini S.p.a., che si occupava delle facciate per conto della Moro Costruzione, dal fornitore spagnolo Alucoil.

Queste strutture che facevano da “sandwichtra le due facciate a vela, avevano un’anima di 3 millimetri di polietilene rivestita da due strati di o,5 millimetri di alluminio. Materiali che hanno contribuito alla propagazione dell’incendio tra le due vele, creando un effetto camino nello spazio vuoto tra la facciata e i pannelli. Il polietilene è altamente infiammabile, mentre l’alluminio è un materiale che si deforma con il calore.

La “sottile parete in lamierino di tamponatura” dei balconi, continua la ricostruzione, “ha collassato sotto l’effetto termico” e poi “fiamme, fumo e calore hanno sviluppato nel cavedio” dirigendo “i fumi caldi esternamente verso l’alto”.

Le “sporgenze delle due vele”, si legge, rispetto alla struttura del grattacielo “hanno generato angoli che hanno favorito l’aumento delle temperature”, lo “sviluppo verticale del fuoco” e “l’innesco dei materiali presenti”. Nei “pannelli sandwich” della facciata esterna e dei balconi il “sottile lamierino interno ed esterno ha permesso al materiale gommoso formante l’isolamento interno di cambiare di stato a causa della temperatura divenendo in forma semiliquida, in pratica sciogliendosi. Ciò ha permesso “in un tempo rapidissimo di generare altri incendi all’interno del condotto a base della Torre”, mentre i pannelli cadevano “a terra infuocati”. Dalle analisi, di legge ancora, “si può concludere con ragionevole probabilità che l’incendio ha avuto origine da cause accidentali” e si è generato “verosimilmente da un mozzicone di sigaretta ancora acceso gettato dall’alto” e caduto nel balcone di un appartamento al 15esimo piano dove c’erano sacchi di spazzatura. Gli inquirenti a scanso di dubbi non escludono però che l’incendio sia nato dalla luce riflessa di una bottiglia che per “effetto lente” ha colpito un materiale altamente infiammabile, come il polietilene con cui erano riempiti i pannelli, ma l’ipotesi viene descritta come “estremamente rara”.

Nell’annotazione viene anche segnalato il testo internazionale dal titolo ‘Rivestimento e sicurezza antincendio: Grenfell potrebbe accadere qui?“, dove vengono “evidenziati i problemi che i rivestimenti a facciata hanno provocato a seguito di incendi per cause accidentali, come quello della Grenfell Tower londinese del 2017 che causò 72 morti. Tra l’altro, gli inquirenti hanno analizzato anche un testo intitolato Report on the fire which occured at Torre del Morò dell’ingegnere Frances Maria Peacock, esperta di incendi a livello internazionale.

Nella costruzione di un palazzo, ovviamente, si considera l’ipotesi di incendio. Se si utilizza l’alluminio, che teme il calore più del fuoco in sé, si dimensionano appositi impianti di raffreddamento ad acqua, che qui però non hanno avuto alcun effetto. Infatti, come è scritto nella relazione dei Vigili del fuoco “l’acqua della riserva idrica non aveva di fatto la pressione sufficiente per essere portata ai vari piani dell’edificio dove era in corso l’incendio generalizzato”.

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