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Diritti - 26 Novembre 2021
Droghe, Don Ciotti alla contro-conferenza sui temi esclusi dal tavolo istituzionale: “La legalizzazione non sarebbe stata trattata”
“Depenalizzazione, decriminalizzazione, progetti di riduzione del danno e legalizzazione” partendo da questi temi, questa mattina la Rete per la Riforma delle politiche sulle droghe ha iniziato la conferenza parallela autoconvocata a Genova in concomitanza con quella istituzionale sulle dipendenze organizzata sabato e domenica a Palazzo Ducale. “Le persone di cui si parla e le tematiche di dibattito internazionale come la legalizzazione della cannabis sarebbero rimaste tagliate fuori dalla conferenza governativa – spiega don Luigi Ciotti, con il Gruppo Abele e CNCA tra gli animatori dell’iniziativa – la legge del 1990 è superata e inefficace, bisogna mettere al centro i percorsi di educazione e sostegno sociale, mettere al centro le persone con le loro fragilità anziché le sostanze”. “Stop war on drugs, facciamo la pace con le droghe e chi le usa” è lo slogan della conferenza, alla quale prenderà parte anche Fabiana Dadone, ministra per le Politiche giovanili con delega alle politiche antidroga.
“È ormai chiaro che la guerra alle droghe ha perso, è arrivato il momento di studiare politiche diverse più efficaci e ascoltare chi ogni giorno è sul campo – sintetizza Domenico ‘Megu’ Chionetti per la Comunità di San Benedetto – ad oltre 30 anni dalla legge più repressiva d’Europa è necessario invertire la rotta. Riformiamo le politiche sulle droghe sulla base delle evidenze, mettendo al primo posto la salute ed i diritti di chi le usa”. Al centro del dibattito, che andrà avanti domani in parallelo con la Conferenza Nazionale sulle Dipendenze – che dai piani doveva tenersi ogni anno ma che non veniva convocata dal 2009 – saranno “buone pratiche, strumenti, risultati concreti, approcci pragmatici e convenienti per tutti, per un modello alternativo di regolazione sociale del consumo di sostanze e promozione della salute ed un sistema di interventi alternativo all’attuale modello repressivo, penale e patologico”.