“Sono disabile e non ricevo proposte di lavoro. Il reddito di cittadinanza mi aiuta a vivere”. Letizia ha cinquant’anni, vive a Schio in provincia di Vicenza e percepisce l’assegno da quando è stato introdotto. La storia di una delle tante donne che arranca, ma resiste. “Ho sempre lavorato nei bar e nelle case come colf e badante, poi le cose non sono andate per il verso giusto. Oggi continuo a propormi, ma non ricevo buone offerte e non posso fare certi lavori, essendo parzialmente invalida”. Letizia ha un’invalidità al 60 per cento a causa di un’ischemia cerebrale, dovuta ad una caduta dalle scale, e per questo motivo alcuni movimenti la affaticano. Inoltre è stata recentemente operata al cuore e soffre d’asma, fibromialgia ed epilessia. Toglierle il reddito di cittadinanza significherebbe metterla sull’orlo del baratro, visto che vive sola e non è ancora in età pensionistica. “Prima prendevo uno stipendio, ma lavoravo come part time due ore al giorno, con il reddito ora prendo 780 euro al mese. In questi anni la cifra è scesa più volte perché hanno sbagliato dei calcoli e sono arrivati a darmi 650 euro, in un’occasione perfino 500 euro”.

Nonostante le difficoltà, Letizia riesce ad arrivare a fine del mese proprio grazie al reddito. “Ho un affitto da pagare, oltre alle bollette. Fino a tre anni fa non avevo la macchina e mi muovevo con i mezzi pubblici, ma anche quelli costano. Conosco molte persone che hanno bisogno come me e che non possono permettersi alcune spese: non so come farebbero senza l’assegno, perché se uno non arriva a mangiare e a far mangiare la sua famiglia, poi ruba”. Un argomento legato al reddito di cittadinanza è il lavoro. “Le critiche ci sono perché subito non sono state preparate le strutture per il lavoro. Hanno dovuto organizzare la riforma in fretta: secondo me, se avessero aspettato altri due mesi avrebbero dovuto rinunciare. All’inizio i navigator non funzionavano e molti percettori non ottenevano assunzioni o chiamate”. A differenza di quanto molti sostengono, il sussidio non serve solo per combattere la disoccupazione, ma serve soprattutto per ridare vita e dignità a chi cerca un lavoro o ha realmente bisogno.

La cinquantenne vicentina non si è mai sottratta al lavoro. “Ho cambiato tanti mestieri per cercare un’occupazione stabile. Prima di percepire il reddito facevo qualche pulizia per sei euro lordi all’ora, ma dovevo muovermi a spese mie. Negli ultimi anni due aziende mi hanno proposto dei contratti simili, ma fare un lavoro del genere alla mia età e nelle mie condizioni per 40 ore alla settimana è insostenibile”. E ancora: “Sono inserita nel ramo dei Silas (Servizi delle aziende sanitarie locali per l’integrazione lavorativa di persone con difficoltà, ndr), ma finora ho potuto prendere parte solo a due corsi. L’unica soluzione è stata qualche attività nei mercatini dell’usato per tirare avanti”. Tra le altre critiche ai promotori e percettori del reddito c’è quella di dare un sussidio ai fannulloni e pagarli affinché stiano comodi sul divano. “Perfino alcuni miei amici mi hanno detto che sto a casa per non fare niente e che loro vanno a lavorare per pagarmi questo lusso”. Non è così. Letizia, pur non lavorando ufficialmente, affronta ogni giorno situazioni impegnative. “Oggi l’unico lavoro che faccio è badare ai miei genitori. Mio padre soffre di Alzheimer e mia mamma è in sedia a rotelle”.

Uno spaccato di vita, con imprevisti. “Sono passati 15 anni da quando ho fatto la prima richiesta per ottenere la casa popolare: sembrava ormai fatta, ma per una raccomandata che non mi è arrivata sono finita in fondo alla lista. Per fortuna il reddito mi ha permesso di saldare un anno di arretrati e di pagarmi l’affitto”. La sua paura? “Di rimanere senza l’assegno, non saprei come fare se non trovo lavoro, anche se sto continuando a cercarne uno”. Un’amara riflessione finale. “Io adoro gli animali, ho cani e gatti, sono animalista e mi prendo cura di loro. Un’associazione mi è vicina e mi aiuta con le spese per i croccantini e le lettiere, però vedo che in molti casi arriva più aiuto per gli animali che per le persone che hanno bisogno”.

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