L’epidemia di Covid comincia a correre anche in Italia, anche se il contagio si diffonde molto meno che nel resto d’Europa. La Germania, travolta dal picco di contagi, ha lo scenario peggiore e viene da chiedersi se le misure adottate dal governo – il Green pass rafforzato e la vaccinazione obbligatoria per alcune categorie – possa tenere l’Italia fuori da quella situazione. Abbiamo chiesto a Massimiliano Panella, epidemiologo e professore di Igiene all’Università Orientale del Piemonte, cosa ne pensa dei provvedimenti e quanto possano essere utili ad affrontare in serenità le prossime feste.

Professor Panella, lo “salviamo” il Natale?
Io me lo auguro vivamente. Quelle adottate dal governo sono misure logiche, appropriate rispetto al rischio attuale. Tuttavia abbiamo un carico di non vaccinati, una quantità che è importante. Ci sono tante persone che devono fare la prima dose, solo adesso stiamo accelerando in modo significativo sulla terza. Per cui il rischio è sempre dietro l’angolo. Ci sono 6,7 milioni di non vaccinati, altri ormai poco immunizzati. Se comincia a girare la malattia potremmo avere improvvisamente un numero molto elevato di casi e quindi il rischio di andare verso chiusura c’è. Io però conto di fare un bel Natale. Vicino a noi abbiamo Germania, Austria e Belgio che non avranno un Natale come il nostro.

Le misure adottate dal governo quindi hanno una reale possibilità di limitare i contagi?
A livello generale sono d’accordo con l’azione del governo. Mi sembra nel complesso una iniziativa equilibrata che risponde alla necessità di frenare l’epidemia che purtroppo come ampiamente previsto è ripartita con l’autunno e il freddo. Nel contempo consente di tutelare al massimo quella che è la nostra capacità di fare una vita normale. È un intervento equilibrato, ragionato e tempestivo, ma non si poteva attendere oltre.

Introdurre l’obbligo delle mascherine Fpp2 sui mezzi pubblici e agevolare il ritorno allo smartworking sarebbe stato tropp0?
Sui mezzi pubblici e nei luoghi affollati è chiaramente importante ed efficace. Con una maggior circolazione del virus ha senso aumentare il distanziamento sociale anche con lo smartworking. Per quanto riguarda le mascherine non è così facile garantire l’utilizzo corretto, mentre per lo smartworking bisogna sempre considerare il rapporto costo beneficio. In termini teorici è meglio stare a casa, ma dobbiamo considerare l’impatto in termini sociali ed economici. Queste possono essere misure aggiuntive importanti. Quindi penso che siano misure potenziali per una fase successiva se il virus dovesse circolare in maniera più intensa.

Ci sono misure all’estero che invece potremmo copiare?
Quello dell’Italia è un buon risultato. Anche Spagna Portogallo hanno avuto in passato fasi di recrudescenza. La vaccinazione è stato il punto di svolta della pandemia.

Alcune città hanno previsto l’obbligo delle mascherine all’aperto.
Mi sembra una misura corretta. In una fase di circolazione più bassa, come è ancora la nostra, la probabilità di contagiarsi non è alta ma con una circolazione maggiore è assolutamente necessaria. Tenere la distanza è sempre utile.

Sul fronte controlli sono già emerse delle possibili criticità. I critici sostengono che piuttosto che misura sanitaria il Green pass rafforzato può risultare una misura amministrativa.
Il più grande provvedimento di sanità pubblica preso per contenere le malattie croniche è stato il divieto di fumo nei luoghi pubblici. Questo ha prodotto molta più salute pubblica che tonnellate di campagne sanitarie. Quando parliamo di sanità pubblica il confine tra amministrativo e operativo-sanitario è estremamente sfumato, in verità per me non esiste. I provvedimenti presi dal governo hanno una portata importante rispetto al potenziale impatto: la vaccinazione obbligatoria per alcune categorie e il booster che sono importanti dal punto di vista medico perché evidentemente riducono la circolazione del virus. Le tre categorie in questione (militari, forze dell’ordine e personale scolastico, ndr) sono a contatto con le persone e hanno un ruolo essenziale: devono essere protetti al massimo livello. Gli insegnanti vanno protetti dal punto di vista tecnico, ma anche dal punto di vista sociale proprio per il valore della scuola. Non sono provvedimenti amministrativi, ma importanti dal punto di vista di sanità pubblica.

È quindi favorevole per la vaccinazione obbligatoria per tutti?
Il concetto di obbligatorietà dal mio punto di vista è poco rilevante. È talmente spropositato il rapporto tra il rischio e il beneficio del vaccino rispetto ai rischi connessi alla patologia… Io parlo da medico ed epidemiologo: per me è obbligatorio proteggere le persone e mi sentirei di proteggere tutti. Ma non sono io che legifero, né conosco gli aspetti legislativi connessi che tengono conto anche di altri parametri. Da medico vorrei che tutta la popolazione mondiale fosse vaccinata.

L’Agenzia europea per i farmaci ha dato il via libera alla vaccinazione della fascia 5-11 anni. Sono state già sollevate in passato diverse perplessità e c’è chi ricorda che esiste una platea di over 50 ancora non vaccinata. Vaccinare i più piccoli sembra più facile che convincere gli adulti.
Il ragionamento non è appropriato. Il Covid colpisce in forma grave gli anziani e le altre fasce d’età come la mia. Ma anche nei bambini ci sono molte infezioni e non sappiamo ancora le conseguenze che possono avere a lungo termine. Questo virus influisce sul sistema nervoso: ci toglie il gusto, l’olfatto per esempio. È importante proteggere i bambini: non sono soldatini da mettere in prima linea. Gli ultimi studi ci dicono anche anche i bambini subiscono danni. All’inizio gli studi sono stati dinamici e vedevamo soli i casi eclatanti. A fronte di una emergenza catastrofica alcuni casi non li vedevamo. Ora sono emersi dati nuovi e aggiuntivi ed è emersa la frequenza e la gravità della patologia. Bene hanno fatto le agenzie internazionali ad autorizzare il vaccino. Chi non si vaccina ha fatto le sue scelte ma non va abbandonato.

I no vax sono tantissimi e quelli che si ammalano stanno sempre più occupando i posti letto in terapia intensiva.
Se contiamo il numero di persone che vanno in piazza e quelle che si sono vaccinate, ci rendiamo conto che l’Italia è un paese coeso e che va nella direzione giusta. Dico solo questo, io faccio il medico e mi baso sulla scienza. Che non è perfetta, ma probabilistica e ci dice qual è la cosa più giusta. Dall’altra parte c’è la superstizione, sono credenze. È triste vedere che queste credenze possono far ammalare le persone e diffondere le malattie. È triste vedere quello che accade a Trieste e Bolzano. Io sono un medico, quando una persona sta male, sta male: non importa come si sia ammalato. E vale per tutti miei colleghi. Il sistema sanitario non fa differenze e se qualcuno si è ammalato andando in piazza, nel momento in cui sta male per me è uguale agli altri. Le terapie intensive sono state potenziate e non siamo in quella sofferenza drammatica dell’anno scorso. Il massimo possibile sarà fatto per tutti, possibilmente senza togliere nulla agli altri.

C’è qualcosa che vuole aggiungere?
Sono contento di come complessivamente stia reagendo il paese e sono orgoglioso dell’Italia che è stata coesa nel di remare nella stessa direzione, nella protezione della salute. Il nostro Paese nel suo piccolo ha dato una grande prova. L’epidemia della Spagnola ha prodotto almeno 20 milioni di morti, il Covid è arrivato a 4,5. Dico a tutti quanti di vaccinarsi e proteggersi. Questa malattia pericolosa dobbiamo fermarla. In uno studio giapponese si ipotizza che la variante Delta si stia autodistruggendo, io lo spero. Le mutazioni possono andare in varie direzioni. Dobbiamo essere fermi fermi nella nostra risposta e con l’approccio giusto.

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