Una sosta all’autogrill, o magari una coda in autostrada: alla guida di un camion enorme una faccia che non è nuova. Il baffetto, l’espressione beffarda da “it’s so easy”… Eh sì, è proprio Desmond Walker, per gli amici Des. Con un sorriso a spazzar via tutte le eventuali tentazioni, tipo il solito “ehi, ma quello vinceva le coppe e giocava i mondiali e ora guida camion”: quei bestioni, Desmond Sinclair Walker, Des per gli amici, li guida (li guidava) con la stessa passione che aveva per i tackle scivolati. Origini jamaicane, pettinatura molto anni ’80 in stile A-Team, baffetto e un gran fisico che gli consente di essere diverso dal cliché del difensore inglese “butcher style”, grande, grosso e violento. No, Des è tosto, ma esplosivo: corre, è agile e sa marcare.
Che sia forte lo intuisce uno che di calcio s’intende: Brian Clough, che lo fa esordire a 18 anni con l’allora glorioso Nottingham Forest, lo coccola e ne fa un esempio per i suoi compagni, arrivando a slacciargli e togliergli le scarpe a fine allenamento. “Se arriverete a giocare come Des, lo farò anche per voi”, dirà ai compagni l’allenatore del Maledetto United. E fa bene: Walker diventa un difensore di livello internazionale, per tre volte miglior giocatore dei Tricky Trees, protagonista nella vittoria di due Coppe di Lega e naturalmente entra a far parte della nazionale inglese. Su di lui mettono gli occhi le grandi d’Europa: all’epoca le italiane. La Juve lo prende nell’estate ’90, ma quando è tutto definito e persino l’avvocato Agnelli praticamente ne annuncia l’acquisto, Brian Clough (che con la Juve aveva il dente avvelenato dai tempi del Derby County) spinge il club a rifiutare l’offerta da 8 miliardi di lire dei bianconeri pur di trattenerlo a Nottingham.
Non si opporrà due anni più tardi, quando per Walker arriverà l’offerta della Sampdoria di Mantovani. I blucerchiati vogliono aprire un nuovo ciclo dopo quello vincente di Boskov: hanno scelto Sven Goran Eriksson per la panchina, e molti protagonisti di quella squadra sono andati via, da Vialli a Cerezo, da Pari a Katanec. L’acquisto più importante è proprio quello di Walker: 3 miliardi e mezzo di lire. E per un difensore ritenuto tra i migliori d’Europa le aspettative sono altissime, dall’arrivo in Italia con la famosa conferenza “It’s so easy” fino alla figurina celebrativa Merlin di “Walker la Roccia”. Aspettative che però non vengono rispettate: per quanto veloce e agile il calcio tattico italiano mette in grossa difficoltà “La Roccia”, che spesso si perde gli attaccanti avversari, con la Samp che in campionato va maluccio. Eriksson vedendo che è proprio la difesa il problema addirittura snatura il suo credo fondamentale, la zona, schierando la squadra a uomo. Le cose migliorano ma solo di poco: Walker alterna buone prestazioni a disastri come quando sbatte contro Lanna su un pallone innocuo regalando un gol a Moeller della Juventus.
A fine stagione la bocciatura definitiva: Walker non è adatto al calcio italiano e dunque quando lo Sheffield offre circa 6 miliardi di lire, il doppio di quanto era stato pagato, l’affare si chiude subito. Diventa un beniamino anche dei The Owls, dove gioca oltre 300 partite in 8 anni, perdendo però la nazionale: due suoi errori clamorosi contribuiscono alla mancata qualificazione degli inglesi al mondiale del 1994. A 38 anni ha ancora voglia e gamba per altre due stagioni al Nottingham Forest, dove tutto era iniziato, prima di ritirarsi. E poi…e poi la passione per i camion ha il sopravvento: una passione antica, la patente già l’aveva, resa lavoro quando il tempo gliel’ha concesso, per diversi anni. E a leggerlo parlare estasiato di manovre e mezzi pare di sentire lo stesso “It’s so easy” di quando era tra i migliori difensori d’Europa. Oggi è tornato sui campi: allena i ragazzini…con lo stesso sorriso da ragazzino di quando giocava lui, che oggi compie 56 anni. Auguri Des, It’s so easy.