La storia della finanza è piena di offerte annunciate ma mai formalizzate. L'Opa di Kkr è subordinata agli esisti di un'approfondita analisi dei bilanci della società di telecomunicazioni che ha come primo socio i francesi di Vivendi. L'esperto: "Solo con l'ok di Consob si entra nella fase operativa dell'offerta"
Da quando è stata annunciata la possibile offerta del fondo Kkr su Tim, il titolo è volato di circa il 40 per cento. Nonostante la manifestazione d’interesse, non vincolante, sia stata confermata dall’azienda con la convocazione di un consiglio ad hoc e Kkr abbia anche indicato un prezzo (50 centesimi), non c’è però ancora alcun passo formale per un’offerta pubblica di acquisto (Opa). E non potrebbe essere altrimenti visto che il fondo statunitense ha spiegato di dover effettuare un’adeguata analisi di bilancio, la cosiddetta due diligence, che consente di identificare il giusto valore dell’impresa per stabilire la cifra da mettere sul piatto per l’acquisizione. Ecco perché, sulla vicenda Tim, anche il ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha tenuto a precisare che “Il governo valuterà (…) quando l’Opa ci sarà e quando il piano sarà dettagliato. In questo momento c’è soltanto una manifestazione d’interesse”.
Che cosa significa esattamente? E come funziona un’offerta pubblica di acquisto? “Secondo il testo unico della finanza, l’Opa deve essere comunicata in Consob e contestualmente al mercato non appena c’è la decisione di promuovere l’acquisto. E cioè quando c’è la delibera dell’organo competente, ovvero del consiglio di amministrazione del gruppo che promuove l’offerta” spiega Andrea Tucci, ordinario di diritto dell’economia dell’università di Foggia, dove insegna diritto bancario, del mercato finanziario, diritto delle società quotate e diritto commerciale. “Successivamente (entro 20 giorni, ndr) il potenziale acquirente è tenuto a depositare in Consob il prospetto informativo per il quale deve ottenere il via libera dall’autorità di vigilanza. Solo con l’ok di Consob si entra poi nella fase operativa dell’offerta” conclude. Le regole d’ingaggio insomma sono chiare.
Ma intanto è un fatto che sui mercati se ne vedono di cotte e di crude. Offerte pubbliche di acquisto annunciate e mai formalizzate. Fughe di notizie che fanno saltare operazioni finanziarie. Turbative di mercato. E chi più ne ha più ne metta. Non a caso la regola non scritta dei mercati è: comprare sulle indiscrezioni e vendere sulle notizie (in gergo buy on rumors, sell on news). Dal canto suo, il legislatore nazionale e comunitario ha tentato di arginare gli effetti derivanti dalla diffusione di informazioni capaci di far salire o scendere il titolo in Borsa (le cosiddette, price sensitive).
Nel caso della potenziale offerta del fondo Kkr su Tim, ad esempio, l’azienda guidata da Luigi Gubitosi e presieduta da Salvatore Rossi ha correttamente applicato la normativa in tema di market abuse. “In pratica, in seguito al rincorrersi di indiscrezioni sul mercato e all’arrivo dell’offerta, i vertici di Tim hanno prontamente convocato un consiglio e svelato la presenza dell’offerta per mettere sullo stesso livello tutti gli investitori ed evitare che pochi potessero beneficiare del possesso di informazioni sensibili. Gli investitori hanno reagito comprando titoli, ma raggiungendo solo per un breve intervallo il prezzo indicato da Kkr di 50 centesimi ad azione. Segno che il mercato ha dato un prezzo anche all’incertezza legata all’effettivo concretizzarsi dell’offerta” spiega un fonte esperta di mercati finanziari che preferisce restare anonima. Intanto, in attesa della due diligence, sui mercati è circolata anche la voce di un possibile rilancio per la possibile offerta fino a 80 centesimi secondo l’agenzia Bloomberg e poi smentita dal fondo statunitense.
L’intera storia dimostra come la gestione delle informazioni finanziarie sia tema assai complesso. Con una casistica assai varia ed articolata. Qualche esempio? A Parigi stanno ancora attendendo i dettagli dell’Offerta pubblica di acquisto che Enel avrebbe dovuto lanciare su Suez nel 2006. Tutto sembrava pronto e invece poi il gruppo, all’epoca guidato da Fulvio Conti, non formalizzò la proposta perché si mise di traverso lo Stato francese. Con tanto di potere di veto. A Piazza Affari poi tutti ricordano l’ipotesi di scalata del 2007 all’Alitalia quotata, costata una condanna a tre anni di reclusione all’ex presidente della Corte costituzionale e della Rai.
L’accusa? Manipolazione di mercato con informazioni che avevano alterato il normale corso azionario del titolo Alitalia. Per non parlare della fuga di notizie che agli inizi del 2017 impedì di fatto a banca Intesa Sanpaolo di lanciare un’offerta pubblica di scambio sulle Generali. Ad onor del vero, non sono mancati i blitz andati a segno. Uno dei maggiori e più importanti della storia finanziaria recente in Italia è stata l’offerta della banca francese Bnp Paribas sulla Banca Nazionale del lavoro nel 2005. Fino al giorno prima del deposito dell’offerta, non filtrò la benché minima informazione sul mercato. Così l’operazione, che passò per l’acquisto del pacchetto di maggioranza della banca in mano ad Unipol e ad un gruppo di socio minori, andò in porto come da manuale di finanza.