Da “Totò Vasa Vasa” a “Scateno De Luca“. Dopo l’evento al fianco di Cuffaro, Davide Faraone, candidato renziano alla guida di Palermo, incassa anche il sostegno dell’istrionico sindaco di Messina. È questo il perimetro che si va delimitando man mano che la campagna elettorale del neo candidato sindaco avanza. Una candidatura iniziata in piena solitudine appena sei giorni fa, quando lo stesso Matteo Renzi dalla Leopolda ha annunciato la discesa in campo del suo capogruppo al Senato alla guida del capoluogo siciliano, dove si voterà in primavera. Meno di una settimana dopo Faraone ha incassato già due endorsement. Il primo più nei fatti che nelle dichiarazioni: Totò Cuffaro lo ospita alla presentazione del libro di Gianfranco Rotondi sulla rinascita della Dc, salvo poi andarci cauto a consegnare una vera e propria investitura al luogotenente renziano. Ma la cautela non pare certo il segno distintivo di De Luca, che dal canto suo, durante una trasmissione politica locale (Casa Minutella, in onda su Blogsicilia.it), ha teso la mano al renziano, lanciando “un patto generazionale: fuori tutti questi politici che fanno ormai odore di naftalina. Basta. Un patto trasversale, perché non c’entra più il colore politico, non c’entra dove sei stato e chi sei stato”, sottolinea il primo cittadino della città dello Stretto (49 anni lui, 46 Faraone).
Un endorsement netto, per un colore, però, tutto da ridefinire, dice lui, nuovo, che azzeri le appartenenze passate. Ma forse non proprio tutte. A guardar bene, infatti, tra i tanti passaggi politici del sindaco di Messina, è lo scudo crociato a marchiare a fuoco il suo debutto da enfant prodige, quando a 18 anni diventa consigliere comunale nel suo paese, Fiumedinisi. Dopo anni di apprendistato sotto l’ala protettrice di Salvatore D’Alia, storico deputato siciliano della Dc, padre dell’ex ministro Gianpiero. Non può stupire, dunque, che durante la puntata in cui lancia l’appoggio al renziano, De Luca sferri una stoccata al centrodestra, in sostegno del redivivo democristiano: “Bisogna liberare la Sicilia da questa cappa di personaggi che hanno fatto il bello e cattivo tempo anche rinnegando il proprio padre putativo Cuffaro”. L’impronta democristiana c’è tutta. Per questo c’è chi si arrischia a rintracciare già un terzo polo. Di certo sono in tre, tutti più o meno alla ricerca di una collocazione. Cateno De Luca, lo ha detto a più riprese, perfino annunciando, e già da tempo, le imminenti dimissioni da sindaco di Messina (a febbraio): si candiderà alla presidenza della Regione. “Avete ancora dubbi?”, ha risposto subito dopo l’annuncio dell’auto ricandidatura di Nello Musumeci, presidente in carica, a chi gli chiedeva se fosse ancora deciso a candidarsi anche lui (si voterà per la Regione nell’autunno del prossimo anno).
Intanto, nell’attesa delle dimissioni, e quindi della possibilità di avviare una vera e propria campagna elettorale, ha pensato bene di darsi al canto e di lanciarsi in un tour musicale per la Sicilia. Tra una tappa e l’altra tende la mano al renziano, ma non senza ambizioni: “Faraone sa che avrà un presidente della Regione nel nome di Cateno De Luca che lo aiuterà a far uscire Palermo dalle macerie”. E Faraone dal canto suo non disdegna: “Se Cateno mostra questo coraggio, questa determinazione, che spero che tanti possano avere nel resto della Sicilia, assolutamente sì”, risponde il candidato di Italia Viva. Da un lato Cuffaro, dunque, che rispolvera la sua antica popolarità. Dall’altro il neo pop cantante, sindaco di Messina. In mezzo il renziano che cerca di aprire le acque tra i due poli. E la campagna elettorale è solo all’inizio.