Si avvicina il Natale e a Ferrara succede che si scoprono nuove statuette di un presepe… vivente. I protagonisti sono, da una parte, il sindaco leghista Alan Fabbri e, dall’altra, un ovino. Sulla propria pagina istituzionale (!) il primo cittadino fa sapere che “qualche giorno fa ho ricevuto un messaggio da parte di un cittadino preoccupato, che mi segnalava la presenza di una pecora vagabonda all’interno del nostro Comune, sotto la pioggia e senza alcun riparo”.
Fabbri, guardingo, si guarda bene dallo svelare il luogo esatto del ritrovamento, “per evitare di esporla a possibili azioni di malintenzionati”. Ma qualche dettaglio di cosa aspetta i ferraresi lo lascia trapelare: “Vi dico che sin da subito mi sono adoperato con il servizio veterinario Ausl per cercare di recuperarla e metterla in sicurezza”.
Non solo. Il sindaco, accompagnato da fotografo, si è recato di persona sul luogo dell’incontro ravvicinato del trico-tipo per farsi immortalare vicino all’ovino, che pare abbozzare anche un sorriso. Oltre alle immagini silvestri, Fabbri lancia un appello social: “Non avendo alcun padrone chiedo a tutti voi se c’è qualcuno interessato ad adottarla”.
Ma solo a una condizione. E qui sembra rivolgersi impietoso a possibili avventurieri talebani: “che non venga uccisa e macellata”. “Sarebbe bello – si augura il sindaco pastore – se riuscisse ad entrare, ad esempio, in una fattoria didattica”. E nell’attesa di trovare una nuova casa a cotanta lana, ecco che Fabbri, in mezzo a pandemia, crisi del petrolchimico estense, problemi giudiziari di mezza giunta e calo di consensi del suo partito, trova il tempo per lanciare un secondo sondaggio: “come la chiamiamo?”.
E subito fioccano decine e decine di commenti per trovare il nome più petaloso alla pecorella smarrita. C’è chi ipotizza “Bebel… che richiama un po’ il suo belato”, oppure “Fatina” o “Ferry”. Si fanno avanti anche schermaglie politiche, con un paragone con i cinghiali romani della gestione Raggi. Ma si torna subito in terra padana e, pensando al clima, si ipotizza un “Nebbia”, subito abbandonato per le alternative “Heidi”, “Barina”, “Regina”. “Vagabonda”, “Arizona”, “Speranza”.
La monotonia del gregge viene interrotta dal solito bontempone, che su un argomento tanto serio si permette uno sfacciato “Enrica la pecora amica”. La litania di tentativi prosegue con “Libera”, “Fiocco di neve”, “Bianchina”, “Gioia”, “Trudy”, “Lady”, “Lucky”, “Princy”, “Bella”, “Diva”, “Prissi”, “Smemorata perché si è persa!” (con faccina che sorride). I più federalisti propendono per “Frara” o “Mistochina” (in ferrarese, frittella di castagne). Alla fine il nomignolo più gettonato è il poco fantasioso “Fortunata”.
E intanto, in attesa del battesimo ovino, Fabbri incassa i meritati applausi: “Penso che lei sia non solo un grande sindaco, ma anche una gran bella persona”, “Sei un grande Sindaco, sempre sul pezzo”, “Fiero di averti votato”, “Alan dal cuore grande”, “Che animo nobile”, “sei il sindaco migliore che potessimo mai avere”, “grazie Alan”.
D’altronde, insegnava Plutarco, l’hanno chiamata ovazione dal latino “ovis”, pecora.