Nel decreto di perquisizione i particolari dell'inchiesta della Procura di Torino. Gli inquirenti parlano di tre tipologie di operazioni “sospette”: acquisti "a specchio", ipervalutazione dei giovani, ingaggio di calciatori in scadenza. Così nascevano le plusvalenze nel mirino di chi indaga e i 280 milioni di ricavi incriminati
La bolla è scoppiata. Il segreto di Pulcinella, le plusvalenze “gonfiate” della Juventus su cui qualsiasi tifoso avrà scherzato al bar almeno una volta, sono diventate un’indagine della Procura di Torino, con intercettazioni, sequestri, perquisizioni che fanno tremare i vertici bianconeri. Dal presidente Andrea Agnelli al vice Pavel Nedved, passando per l’ex direttore generale Fabio Paratici, il “re delle plusvalenze”: tutti indagati. Nel mirino degli inquirenti ci sono 280 milioni di euro di ricavi “sospetti” e pure i rapporti economici con Cristiano Ronaldo. “Operazione Prisma”: è questo il nome in codice del fascicolo, aperto in Procura dallo scorso maggio. Se ne occupa un pool di magistrati composto dai pm Ciro Santoriello, Marco Gianoglio e Mario Bendoni. Le operazioni sono scattate il venerdì, anche per non condizionare il titolo in Borsa. La Juventus infatti è una delle poche squadre italiane quotate (insieme a Roma e Lazio), e proprio questo aveva determinato l’interessamento della Consob nelle scorse settimane. E probabilmente ha favorito anche l’apertura dell’inchiesta in Procura. Le ipotesi di reato sono false comunicazioni sociali ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Gli indagati sono sei: oltre ai vertici, anche gli uomini dei conti bianconeri Stefano Cerrato e Stefano Bertola, e l’ex dirigente finanziario Marco Re. Oltre alla Juventus, in veste di persona giuridica.
Nelle 12 pagine del decreto di sequestro si capisce in che direzione si muoverà e si sta già muovendo l’inchiesta: ricostruire milione per milione, operazione per operazione, tutte le plusvalenze della Juventus negli ultimi tre anni, per capire se davvero grazie a questo espediente è stato realizzato un “ricavo di natura meramente contabile e in ultima analisi fittizio” . L’accusa è quello di “conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto nei bilanci”. Parliamo di 282 milioni di euro totali: 131 milioni nel bilancio chiuso al 30 giugno 2019, 119 milioni nel 2020, 30 milioni nel 2021. Gli inquirenti parlano di tre tipologie di operazioni “sospette”: gli acquisti “a specchio” con altre società, in cui la Juve e la controparte si scambiavano uno o più giocatori “a somma zero, con conseguente assenza di movimento finanziario e presenza di un duplice effetto positivo”; l’ipervalutazione di giovani calciatori, o di giocatori in scadenza di contratto. Nelle carte, si fanno persino i nomi: Akè e Tongya Heubang, scambiati con l’Olympique Marsiglia per 8 milioni ciascuno. Oppure Marques e Pereira col Barcellona. E ancora, i famosi Rovella e Portanova col Genoa. Gli scambi “scandalosi” li conoscevamo tutti: nelle scorse settimane del resto la Covisoc aveva anche inviato una lunga e dettagliata lista alla Procura Figc. Adesso se ne sono accorti pure i magistrati: le operazioni, registrando per intero il ricavo nell’esercizio in corso e spalmando i costi in quelli successivi, determinano “un miglioramento fraudolento degli indici di bilancia”.
Ma la parte più interessante probabilmente sono le intercettazioni. Da quanto si capisce, i vertici bianconeri sono stati ascoltati nel periodo dell’ultimo mercato estivo. Nel decreto non ci sono tutte le conversazioni registrate, solo un assaggio. Che dimostra come i dirigenti fossero pienamente consapevoli di quello che stavano facendo, di quanto la situazione finanziaria della società fosse grave e dei trucchi necessari per provare a tamponare le perdite. “Hanno chiesto di fa’ le plusvalenze”, “che almeno Fabio (Paratici, ndr), dovevi fa’ le plusvalenze e facevi le plusvalenze”. La Juve viene paragonata a una “macchina ingolfata” a causa di investimenti oltre le previsioni di budget. E il Coronavirus, per cui il calcio italiano da mesi piange miseria e chiede aiuti allo Stato, è stato solo l’ultima spinta verso il baratro per un sistema che non stava in piedi già da tempo, come ha raccontato più volte Il Fatto quotidiano. “Sì, ma non era solo il Covid, e questo lo sappiamo bene!”. A un certo punto i dirigenti parlano anche di una “carta famosa che non deve esistere teoricamente”: si tratta di una scrittura privata relativa al rapporto contrattuale e le retribuzioni arretrate di Cristiano Ronaldo, ed è la motivazione per cui gli inquirenti hanno messo nel mirino anche gli accordi col campione portoghese (che non è indagato). “Tutta la merda che sta sotto che non si può dire”, come spiegano i manager bianconeri nelle intercettazioni. Adesso sta venendo fuori.