Insomma, altro che i fagioli di Pronto Raffaella: in Raffasofia la Raffaella Maria Roberta Pelloni è in mezzo a Gandhi, Che Guevara e Platone
Più che una filosofia un vero e proprio stile di vita. Raffasofia ovvero “la rivoluzione dolce e danzante” di Raffaella Carrà è un libro curioso, devoto, ballerino, osante, scritto da Marina Visentin (Libreria Pienogiorno), che crea un centro di gravità rivoluzionante attorno a quell’ombelico che la Raffa nazionale esibì a Canzonissima nel 1970, subito dopo il successo di un altro show del sabato sera Rai – Io, Agata e tu – e che poi scavò sotterraneamente, inconsciamente, nel pubblico nazionalpopolare italiano, soprattutto a livello femminile. “Un’idea di rivoluzione che parte da dentro, che cambia la testa”, spiega la Visentin. “Con Io, Agata e tu è uscita una specie di bomba di energia che avevo dentro di me. Il mio intento non era tanto quello di piacere come donna, quello non mi interessava più di tanto, ma volevo sapere se quello che io pensavo, danzando e cantando con i capelli per aria, libera da tutte le lacche che si usavano all’epoca, libera, libera, con la forza che avevo dentro, se sarebbe piaciuto al pubblico, e la risposta è stata sì”, spiegò la Carrà.
“Ho cominciato a capire il mondo gay dalla prima Canzonissima, nel 1970, quando iniziai a ricevere lettere di ragazzi disperati per le incomprensioni con la famiglia, pronti a uccidersi. Ho iniziato a informarmi, anche perché molte persone dei cast dove ho lavorato, costumisti e truccatori soprattutto, erano gay. Mi sono sempre chiesta com’è possibile che esista questo gap tra genitori, figli, amici e società di fronte a delle creature? Sono diventata icona gay mio “malgrado”, non ho fatto nulla, mi sono limitata a essere come sono, come mi viene naturale”. Insomma, altro che i fagioli di Pronto Raffaella: in Raffasofia la Raffaella Maria Roberta Pelloni è in mezzo a Gandhi, Che Guevara e Platone.