Il diavolo in blu, Walter Mosley
Non pensai a niente. Non mi chiesi niente di Coretta o Dupree o di come facesse la polizia a sapere tante cose su quel mercoledì notte. Non feci altro che starmene seduto in quel buio, cercando di diventare buio stesso. Ero sveglio ma i miei pensieri erano come un sogno. Sognai da sveglio di poter diventare il buio e sgusciare via attraverso le crepe di quella cella. Se diventavo notte nessuno avrebbe potuto trovarmi.
Il diavolo in blu, di Walter Mosley (traduzione di Bruno Amato; 21 lettere), è la prima indagine che vede protagonista Easy Rawlins, afroamericano, veterano della Seconda Guerra Mondiale, con una propria morale ma che deve vivere, suo malgrado, di espedienti.
Siamo a Los Angeles, nel 1948. Easy è appena stato licenziato e ha bisogno di soldi per pagare l’ipoteca sulla sua casa. Accetta la proposta di DeWitt Albright, un equivoco avvocato, che gli chiede di raccogliere notizie su una stupenda donna di pelle bianca: Daphne. Easy si destreggia tra i locali di Watts, la zona “nera” di Los Angeles, e le tracce che raccoglie lo portano su un sentiero lastricato di morti ammazzati, braccato dalla polizia e da temibili malavitosi senza scrupoli.
Il diavolo in blu ha tutti gli ingredienti del noir classico: l’amico delinquente del protagonista, la femme fatale, i sordidi bar della notte, i dialoghi serrati, il cinismo esasperato. Ed è un romanzo godibile, veloce e ben scritto, che tratteggia ottimamente il contesto sociale e culturale della Città degli Angeli nel Dopoguerra.
Figli e anime ribelli, Alper Canigüz
Mio padre, al contrario, sembrava aver capito che non faceva alcuna differenza che io andassi a un asilo oppure in un altro, ed era convinto che potessi rimanere a casa da solo senza problemi. Chissà, forse in fondo voleva liberarsi della retta scolastica. Ma io non ce l’ho con lui per questo. Come fa un impiegato statale a sbarcare il lunario? A vergognarsi dovrebbero essere quegli schifosi sfruttatori che chiedono metà del suo stipendio per torturargli il figlio. E quelli che ritengono che il suo stipendio sia adeguato.
Figli e anime ribelli, di Alper Canigüz (traduzione di Rosita D’Amora; Francesco Brioschi Editore), è un ironico, esilarante e geniale noir che vede protagonista l’investigatore cinquenne Alper Kamu, sarcastico e intelligente bambino che vive a Istanbul, refrattario a favole e asili e che, a questi, preferisce la vita di strada, le risse con i più grandi e la lettura dei pensatori dell’Ottocento.
Una sera, dopo essere accorso in casa di un vicino a seguito di un trambusto, lo trova morto assassinato. Da qui inizia una carrellata straordinaria di personaggi bizzarri, ma verosimili nel contesto della megalopoli turca, che si muove verso i colpi di scena finali, quando Alper, non fidandosi della polizia, decide di risolvere lui stesso il caso, da detective provetto.
Assurdo ma credibile, immaginifico ma ancorato al quotidiano, Figli e anime ribelli è un romanzo bellissimo e divertente, una delle prove più riuscite dell’originale scrittore istanbuliota.
Rovine, Mat Osman
È spiazzante trovarsi in situazioni che fin lì hai visto solamente alla televisione. Il commissariato di polizia e la sala interrogatori erano luoghi assurdi ma, al contempo, assolutamente familiari. Gli agenti parlavano come in Tv e mi chiedevo se fosse la vita che copiava l’arte o gli sceneggiatori che avevano pescato quella roba per animare le serie. Pensavo a quanto fosse bizzarro fare il poliziotto e avvertire il peso di essere proprio come nelle fiction. Certa gente – le forze dell’ordine, il personale sanitario, gli avvocati, per esempio – non dovrebbero consentire di sbirciare dietro le quinte.
Rovine, (traduzione di Mirko Zilahy; Edizioni Atlantide), primo romanzo del bassista della band inglese Suede, è un caleidoscopico noir lisergico che narra le vicende dei fratelli gemelli Adam e Brandon. Il primo è un riservato londinese che passa il suo tempo chiuso in casa a edificare una città in miniatura (nella quale fa precipitare micro disastri geologici), il secondo una rock star in declino degli anni Novanta trasferitosi negli Stati Uniti, dove ha cambiato nome in Fitzroy.
Una sera del 2010, mentre il vulcano islandese Eyjafjöll erutta bloccando mezza Europa con la sua immensa nube di cenere, Adam riceve una telefonata da Rae, la donna che ha vissuto gli ultimi quattordici anni con suo fratello, che gli comunica che quest’ultimo, a bordo di una Toyota, è stato fermato da due uomini bianchi, mascherati, che gli hanno sparato. Tutto questo in Motcomb Court, a due passi da dove Adam vive. La notizia porta l’introverso costruttore di città mignon nel sottobosco dell’underground londinese alla ricerca di risposte alla morte di Brandon e di preziosi nastri con le musiche perdute di Smile di Brian Wilson.
Rovine è un testo affascinante, cupo, ironico e musicale che si destreggia tra esplorazioni surreali di identità e rimandi all’hard boiled visionario.