Un nuovo episodio di razzismo nel calcio, ancora una volta su un campo di periferia. Questa volta la vittima è un ragazzo di appena 20 anni con alle spalle una fuga dalla Guinea attraverso il Mediterraneo e che si è visto offendere dalla tribuna con il termine “negro di m***a”. E tutto per un fallo non fischiato dall’arbitro. Così la sua squadra ha deciso di lasciare il campo di gara prima del termine dell’incontro, mentre gli avversari chiedevano scusa per il gesto del compagno.

È successo durante una partita di terza categoria nel Bolognese tra Ac Saragozza e il Real Basca: due giocatori avversari si sono scontrati duramente in mezzo al campo, ma il direttore di gara ha deciso di lasciar correre. A quel punto uno di loro, un 30enne residente in Italia da molto tempo ma originario del Marocco, si è avvicinato al giocatore dell’altra squadra sussurrandogli all’orecchio l’insulto razzista. L’arbitro non si è accorto di niente, ma è immediatamente scoppiata una mini-rissa in campo che ha generato nuovi insulti dalle tribune, pronunciati dal fratello del 30enne. “Il ragazzo ha spalle larghe, è in Italia da sempre e ci ha detto che purtroppo non è la prima volta che gli capita, e ha risposto per le rime – racconta a Repubblica il presidente del Saragozza, Lorenzo Castagnetti – Si è scatenato un parapiglia in campo, dagli spalti è intervenuto a rincarare la dose con simili frasi il fratello del giocatore colpevole dell’insulto, che poi è stato rivolto anche a un altro nostro calciatore”.

Nella confusione è finito infatti anche un altro compagno di squadra del giocatore offeso, un ragazzo guineano classe 2001 arrivato a Lampedusa cinque anni fa a bordo di uno dei tanti barconi della speranza. Anche a lui, nel parapiglia, sono stati rivolti insulti razzisti dalla tribuna: “Sentendo quelle parole è scoppiato a piangere, alle spalle ha una storia personale molto triste e ne è rimasto ferito profondamente – continua Castagnetti – Ma gli ha fatto piacere che anche se è l’ultimo arrivato nella squadra tutti ci siamo stretti attorno a lui e abbiamo immediatamente deciso, senza nemmeno doverci confrontare tra dirigenti, staff e giocatori, di uscire dal campo”.

Il giovane è sbarcato sull’isola siciliana 5 anni fa. Poi è stato preso in tutela da una famiglia bolognese, dopo anni passati nei campi d’accoglienza in Puglia, fino alla maggiore età, quando ha trovato lavoro con regolare permesso di soggiorno. Il presidente del Saragozza sottolinea però che si è trattato del gesto di un singolo, mentre il resto della squadra avversaria è stato solidale coi ragazzi insultati.

L’arbitro, però, ha fatto sapere di non aver udito alcun insulto. Così, senza annotazioni sul referto arbitrale, potrebbe decidere per la sconfitta a tavolino per la squadra che s’è ritirata, come successo pochi giorni fa dopo un incontro di Seconda Categoria nel Padovano.

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