Il vaccino anti Covid dovrà essere aggiornato per coprire la variante Omicron? La risposta non c’è ancora ma arriverà a breve. E il richiamo alla pazienza arriva da una voce autorevole ovvero la creatrice del composto a Rna messaggero: “Innanzitutto non sappiamo se è necessario adattare il vaccino alla variante Omicron – dice Katalin Karikò, biochimica e senior vice president di Biontech a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Human University – Negli Usa, in California, sono emerse tante varianti diverse, hanno analizzato se il vaccino era una protezione e hanno visto se le persone già vaccinate si ammalavano gravemente o meno. E visto che non succedeva, che si ammalassero gravemente, ecco che il vaccino era ancora efficace e questo è quello che dobbiamo vedere per ciascuna nuova variante”. Gli scienziati perlopiù pensano che lo scudo – come già fatto con la Delta – reggerà l’urto. L’immunologo Alberto Mantovani per esempio ritiene che la variante dovrebbe avere mutazioni straordinarie per sfuggire completamente al vaccino.

Biontech ha sviluppato con Pfizer il vaccino più utilizzato e proprio la casa farmaceutica americana nei giorni scorsi fatto sapere che ci potrebbero volere 100 giorni per ricalibrare il vaccino. Stando a quanto riportato da Bloomberg la società tedesca non solo ha iniziato i test ma sarebbe già pronta ad aggiornare il composto. La società tedesca avrebbe inviato una dichiarazione “via mail in cui conferma che potrebbe essere necessario un vaccino che permetta di contrastare le nuove varianti del virus come quella Omicron” scrive l’agenzia di stampa.

Dal Sudafrica intanto arriva una ulteriore rassicurazione dopo quella sui sintomi, che sarebbero lievi, nei pazienti contagiati da Omicron. “L’efficacia dei vaccini attuali contro il ricovero e la malattia grave è destinata a rimanere forte” dichiara il professor Salim Abdool Karim. L’epidemiologo sudafricano in una conferenza stampa ha precisato che che comunque potrebbero essere necessarie dalle due alle quattro settimane per maggiori dati. “Quello che sappiamo – e questo deriva da molti studi diversi – è che anche nel tempo la protezione dei vaccini contro le varianti è rimasta piuttosto buona, sopra il 90%“, ha aggiunto secondo quanto riportano i media sudafricani.

Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche su questo e sull’effetto della variante sulla malattia grave e sulla trasmissibilità – ha aggiunto – “ci sono molte cose che possiamo estrapolare a questo punto sulla base di mutazioni a noi familiari dalle varianti precedenti”: la diagnostica dovrebbe “funzionare ancora bene”, anche se possiamo “aspettarci una maggiore trasmissibilità”.

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