Mario Draghi deve rimanere a Palazzo Chigi in modo da evitare il ritorno anticipato alle elezioni. Più si avvicina il voto per il Quirinale, più aumenta il pressing affinché il presidente del consiglio rimanga alla guida dell’esecutivo. Da Forza Italia alla Lega, fino al Pd e pure qualche big dei 5 stelle: la platea dei tifosi che vogliono la continuità a Palazzo Chigi si allarga ogni giorno di più. Non solo perché consentirebbe ai parlamentari di concludere la legislatura, ma anche perché terrebbe libera la casella sul Colle. Una poltrona verso la quale Silvio Berlusconi continua a nutrire speranze. “Saremo i primi a collaborare lealmente all’attività di questo governo, che deve rimanere in carica per tutto il tempo necessario, fino al 2023, fin quando saremo usciti dall’emergenza”, ha detto il cavaliere alla riunione coi suoi organizzata a Villa Gernetto, domenica 28 novembre. Un concetto ribadito in un’intervista al Corriere della Sera, nella quale chiede all’esecutivo “di continuare a lavorare con serietà, assicurando la stabilità e l’unità del Paese”. Per Berlusconi il governo “deve rimanere in carica per tutto il tempo necessario, fino al 2023, fin quando saremo usciti dall’emergenza”. Se Draghi rimanesse a Palazzo Chigi, l’uomo di Arcore potrebbe continuare a sognare di entrare al Quirinale? Qui Berlusconi prova a vestire i panni dell’uomo delle Istituzioni, visto che nega di volersi occupare di Colle “fino a quando il presidente Mattarella sarà in carica”. Insomma: ad Arcore continuano a sperare.
A favore di una continuità a Palazzo Chigi è pure Matteo Salvini, che rilancia l’intervista del leader di Forza Italia: “Condivido quanto afferma Berlusconi. Draghi sta lavorando bene. Mi auguro che continui a lavorare a lungo e a fare il presidente del Consiglio“, dice il capo della Lega. Ma pure Luigi Di Maio, nella giornata di domenica, aveva usato gli stessi toni nei confronti dell’attuale presidente del consiglio. “L’Italia non può permettersi di perdere Mario Draghi, anche perché nel 2022 dovremo affrontare la revisione del Patto di stabilità”. Il ministro degli Esteri allontana così lo spettro del ritorno alle urne: “Un governo che non è nel pieno delle sue funzioni – dice – non ha i poteri per affrontare la fase straordinaria della pandemia. Per me chi sta pensando di andare a votare anticipatamente in questo momento per tornaconto personale farà un danno al paese di cui poi risponderà alla storia”.
Contro il voto anticipato, e per la permanenza di Draghi a Palazzo Chigi, è pure Enrico Letta: “Non vogliamo andare a votare, non vogliamo farlo in questo momento di pandemia anche perché il Parlamento deve poter fare delle riforme anche grazie a una maggioranza così larga”. E sul passaggio chiave della corsa al Quirinale, pur ricordando che “non ho mai visto un presidente scelto due mesi prima”, Letta continua a ritenere che l’elezione del capo dello Stato avvenga “con un largo sostegno”. Il motivo? “Ora c’è una maggioranza eccezionalmente larga e sarebbe contraddittorio che fosse più piccola la maggioranza che elegge il presidente della Repubblica”. Molto più netto è Carlo Calenda, secondo il quale “occorre che dalle forze politiche, dai segretari di partito arrivi un messaggio chiaro a Draghi che deve restare presidente del Consiglio fino al 2023 e possibilmente oltre”. Resta da capire cosa intenda il leader di Azione con quell’oltre.