Si può peggiorare una situazione sgradevole, volgare e anche un po’ violenta come una pacca sul sedere data in diretta a una giovane e bella giornalista, Greta Beccaglia, che sta facendo interviste ai tifosi di una squadra appena sorprendentemente sconfitta in un derby? Pare di sì, a giudicare da quanto si è letto e visto sui social, su importanti quotidiani e nei Tg che hanno criticato, colpevolizzato il conduttore della trasmissione, in cui è accaduto il fattaccio, per una frase che invitava la giornalista a non prendersela e a utilizzare l’accaduto per la sua crescita professionale.
Ma il fatto è che, oltre alla frase discutibile, il conduttore ne ha dette almeno altre venti e che, oltre a consolare in maniera discutibile la giornalista, non solo ha stigmatizzato il gesto ma ha inveito in maniera durissima contro il responsabile, i suoi compagni di avventura e persino i suoi genitori colpevoli di non aver usato le mani su di lui ai tempi della sua educazione (cosa che personalmente mi lascia sempre un po’ perplesso ma che in un’invettiva ci può anche stare). Insomma, tutto si può dire ma non che il povero Micheletti non abbia preso posizione.
Ora, omettere una consistente parte del suo intervento o non tenerne conto in sede di commento è una scorrettezza gravissima. E se lo fa uno dei tanti sconosciuti leoni da tastiera non ci si può fare nulla. Ma se la cosa accade nel servizio del Tg1, nell’articolo richiamato in prima pagina di La Stampa o nel post di un senatore come Davide Faraone allora è molto preoccupante. La parzialità, la superficialità dell’informazione, la ricerca sommaria di un capro espiatorio finiscono per screditare una giusta battaglia qual è il rispetto delle donne nel loro ambito professionale.
C’è poi chi ha mosso la sua critica a un altro livello, rimproverando il conduttore per non aver immediatamente sospeso la diretta. Io al contrario credo che mostrando tutto l’episodio, pur mettendo in serio imbarazzo la collega, abbia reso un buon servizio all’informazione. Quei pochi minuti di tv verità, più di tanti discorsi e di tante inchieste, ci hanno messi di fronte a una drammatica situazione, mostrandoci con assoluta evidenza quale degrado culturale abbia travolto quella nobile e genuina passione che è il tifo calcistico e quanto sia irriconoscibile quel momento di partecipazione che una commedia di tanti anni fa definiva “la domenica della buona gente”.