Diritti

Greta Beccaglia, peggio il tifoso molesto o il collega che minimizza?

È peggio il tifoso che passando le dà una pacca sul sedere, come se niente fosse, oppure il collega che dallo studio la invita a non prendersela? È la domanda che vi sottopongo in questo spazio dopo aver visto quello che è accaduto a Greta Beccaglia, giornalista di “Toscana tv” nel dopo partita di Empoli-Fiorentina. Tutto è successo nei pressi dello stadio dove la cronista sportiva racconta peraltro di essere stata persino palpeggiata oltre che oggetto di commenti sessisti. Eppure durante la diretta è stato chiaro come per il conduttore in studio l’unica priorità fosse che tutto filasse liscio. Ci mancava solo che alla collega si rivolgesse con una frase tipo “stai buona” e il cerchio si sarebbe chiuso.

Ricordo, peraltro, che esiste un decalogo di autodisciplina dei giornalisti sportivi – approvato dal Cnog all’unanimità il 20 marzo 2009 – che al punto nove cita testualmente: “Il giornalista sportivo conduttore di programma si dissocia immediatamente, in diretta, da atteggiamenti minacciosi, scorretti, litigiosi che provengano da ospiti, colleghi, protagonisti interessati all’avvenimento, interlocutori telefonici, via internet o sms”.

Dal canto suo Greta Beccaglia rivolgendosi al cafone si è limitata a dire: “Scusami non puoi fare questo eh”. Lo ha fatto da cronista dicendo quella frase al microfono perché tutti sentissero. Mettendomi nei suoi panni credo che, oltre all’affronto personale e l’offesa ricevuta, la collega sapesse benissimo che era il massimo che potesse fare in diretta tv, magari per non rischiare di essere sostituita nei futuri servizi giornalistici in diretta.

In fondo quello sconosciuto che rientrando a casa dopo la partita le ha solo dato una pacca sul sedere.

Non esageriamo. Cosa vuoi che sia mai.

Ho proprio il timore che queste siano state le frasi del dopo accaduto a Greta. E non pensiamo che le cose sarebbero andate diversamente se in studio ci fosse stata una collega donna perché chi ha raggiunto i vertici di comando una cosa l’ha capita: per mantenere le proprie cariche devono seguire le dinamiche e le modalità maschili. Per buona pace di tutti, un po’ meno di tutte.

Tornando a ciò che è accaduto alla giornalista sportiva toscana, secondo ciò che è stato ripreso dai media, pare che l’unico vero uomo sia stato l’operatore che ha fermato un secondo buzzurro che stava cercando di ripetere ciò che aveva fatto in precedenza lo sconosciuto che si è allontanato normalmente.

Come se toccare il sedere di una qualsiasi donna sconosciuta fosse un gesto come un altro.

e.reguitti@ilfattoquotiano.it