C’è chi è rientrato da esperienze da ricercatore all’estero, per poi finire per anni nel precariato. Chi si è dovuto accontentare di assegni rinnovati anno dopo anno, a volte di mese in mese, anche da oltre dieci anni senza alcuna garanzia sul proprio futuro. Chi lavora su tematiche ambientali, di protezione dal rischio sismico o idrogeologico. O si occupa di energie rinnovabili e sta già lavorando su progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tutti, circa 400 lavoratori, pur avendo vinto un concorso e risultando idonei alla stabilizzazione, condividono però ora il rischio di restare tagliati fuori dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), il maggiore centro di ricerca pubblico d’Italia oggi presieduto dall’ex ministra Maria Chiara Carrozza. Da oltre dieci giorni nuovamente occupato dagli stessi ricercatori precari, oggi di fronte al Miur per un flash mob per chiedere che sia completato il percorso di assunzione.
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