L'annuncio della consultazione è arrivato giovedì scorso in tarda serata, durante l’assemblea congiunta dei gruppi M5s di Camera e Senato: i risultati martedì alle 12. A favore della svolta si sono schierati la grande maggioranza dei parlamentari, ma non mancano le voci critiche: accedere ai fondi "significa legittimare il saccheggio delle risorse pubbliche", scrive il senatore Primo Di Nicola. In ogni caso i finanziamenti non potranno arrivare prima del 2023
Il Movimento 5 stelle accederà ai fondi del 2xmille? Lo si scoprirà domani, alla chiusura della votazione online che si è aperta alle 12 sulla svolta proposta dal leader Giuseppe Conte. L’annuncio della consultazione è arrivato giovedì scorso in tarda serata, durante l’assemblea congiunta dei gruppi M5s di Camera e Senato: oggi l’ex premier si è espresso sulla questione con un lungo post su Facebook. “Questa votazione è l’approdo di un percorso iniziato dalla richiesta di molti attivisti che, faticosamente e quotidianamente, si adoperano sui territori per fare quella politica sana, ma anche spesso dispendiosa, che necessita però di un sostegno economico per poter essere continua ed efficace”, scrive. “Per parte mia – spiega – ho preso atto di questa richiesta e ho dichiarato subito che la decisione, com’è nella tradizione del Movimento per le scelte più significative, deve essere rimessa alla volontà degli iscritti. Affrontiamo questo passaggio in maniera serena, valutando liberamente e scegliendo consapevolmente. Se prevarranno i sì, ogni contribuente potrà decidere di destinare, per sua libera scelta, il 2×1000 al Movimento; nel caso in cui prevarrà il no, non cambierà nulla. Posso anticiparVi che se prevarrà un voto favorevole, mi impegnerò personalmente per garantire che queste somme siano destinate a favorire l’azione politica sui territori e l’elaborazione di nuovi progetti a beneficio delle comunità locali e nazionali (penso, ad esempio, a tutte le iniziative progettuali che saranno elaborate anche nell’ambito della Scuola di formazione). Nel caso in cui prevarrà un voto contrario, state certi che continueremo a fare quel che abbiamo sempre fatto e lo faremo con l’autofinanziamento e le micro-donazioni”.
A schierarsi a favore della svolta, in assemblea, sono stati la maggior parte dei parlamentari. “È un contributo volontario e trasparente, che ci consentirebbe di finanziare di più e meglio le nostre attività sui territori”, ha riassunto il presidente della Commissione Affari Europei della Camera, Sergio Battelli. Sottolineando che, a differenza del “vecchio” finanziamento pubblico, con il 2xmille “è il contribuente che sceglie se destinare una piccola quota della dichiarazione dei redditi”. Contrario invece l’ex ministro Danilo Toninelli: “Sono soldi pubblici che invece di restare nelle casse dello Stato vanno a foraggiare i partiti. Il Movimento 5 stelle ha dimostrato che la politica si può fare senza soldi pubblici: è un aspetto identitario che ci distingue da tutti gli altri e non possiamo abbandonarlo”, ha spiegato al fattoquotidiano.it. Un’ora prima dell’apertura delle urne digitali si è esposto per il no anche il senatore Primo Di Nicola, giornalista e vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai. “Un No convinto, netto e radicale. L’idea di attingere a soldi pubblici, oltre che sbagliata per la necessità contingente – il finanziamento della struttura interna che si sta mettendo in piedi – rischia di rappresentare un passo epocale, decisivo, verso l’omologazione del M5s alla vituperata partitocrazia. Utilizzare risorse e finanziamenti pubblici significa farsi partito come gli altri, quasi rinunciare ad ogni speranza di cambiamento del sistema politico”, scrive sui social. “Ricorrere al 2 per mille – aggiunge – significa legittimare il saccheggio delle risorse pubbliche che sempre il M5S ha denunciato raccogliendo nel marzo 2018 ben 11 milioni di voti, molti dei quali certamente di cittadini stanchi della piega disgustosa che in Italia ha preso la vicenda del finanziamento della politica”.
Un sì della base darebbe il via all’iter per iscrivere il M5s al registro dei partiti: procedura che comunque – come ha raccontato questo giornale – non può in nessun caso concludersi entro il 30 novembre, termine ultimo per ottenere il finanziamento già nel 2022. Non solo: per dare il proprio imprimatur all’iscrizione, la Commissione di garanzia – un organo con sede alla Camera composto da cinque magistrati – potrebbe chiedere modifiche allo statuto concordato a fatica tra Conte e Beppe Grillo la scorsa estate. In base alla legge 149 del 2014, infatti, il documento deve assicurare trasparenza e democrazia indicando con precisione la durata e i poteri delle cariche, gli organi di garanzia e i diritti delle minoranze, nonché la cadenza dei congressi: requisiti la Commissione potrebbe non ritenere rispettati dallo statuto pentastellato, chiedendo modifiche, proprio come ha già fatto – da ultimo – esaminando la richiesta di iscrizione di Coraggio Italia, il nuovo partito di Giovanni Toti e del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. Anche per questo, si racconta, la svolta sui soldi pubblici non è stata particolarmente gradita al fondatore, che però ha optato per il silenzio: nessun post verrà pubblicato sul suo blog, quantomeno a consultazione in corso. Oltre che sul 2mille, gli aderenti al M5s voteranno oggi e domani per scegliere a quali enti e associazioni destinare quattro milioni di euro di restituzioni degli stipendi dei parlamentari: “Siamo orgogliosamente l’unica forza politica che considera questo atto un dovere etico e morale“, scrive Conte.