Affetto dalla sindrome di Treacher-Collins, il 27enne originario di Monticelli d’Ongina, in provincia di Piacenza, ha vissuto un'infanzia di prese in giro dai suoi compagni di scuola a causa dei segni della malattia sul suo viso. Oggi, anche grazie alla popolarità ottenuta sui social, è diventato un punto di riferimento per la lotta al bullismo
“Quando mi hanno chiamato i Carabinieri di Piacenza per comunicarmi che l’indomani avrei ricevuto una telefonata dal Quirinale sono andato in panico. Credevo di aver combinato qualcosa. Mai e poi mai mi sarei aspettato si essere nominato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana”. Raffeale Capperi, 27 anni, dopo giorni dalla notizia è ancora emozionato. Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha deciso di premiarlo “per il suo impegno in prima persona nella sensibilizzazione contro il bullismo e le discriminazioni”.
Il giovane di Monticelli d’Ongina, in provincia di Piacenza, affetto dalla sindrome di Treacher-Collins, ha conquistato il presidente per la sua coraggiosa storia raccontata anche nel libro Brutto e Cattivo, recentemente pubblicato da DeA. A colpire Mattarella è stata la sua storia: per tutta la vita è stata la sua malattia a definire chi era e che cosa poteva fare, fin quando ha deciso di riscattarsi raccontando pubblicamente le sue debolezze e paure sui social. Grazie ai post su Tik Tok, Instagram e Facebook si è reso conto che la gente, soprattutto i più giovani, erano interessati alla sua storia. Tutto è iniziato nel 2019, quando ha iniziato con il primo video: oggi su Instagram ha più di 55mila follower. Una sfida digitale non facile visto che Capperi sui social ha ricevuto anche offese come “faccia di cavallo”, “deformato schifoso, fai paura”, “Sordo di m***a”. Insulti ai quali Raffaele ha sempre e solo risposto con la gentilezza. Una storia che Capperi racconta in giro per l’Italia, anche agli studenti, andando in ogni classe a parlare di bullismo e di come contrastarlo. Stamattina alle 11.30, il giovane piacentino ha preso parte alla cerimonia di consegna delle onorificenze conferite “motu proprio” da Mattarella a cittadini distintisi per atti di eroismo e impegno civile.
“Quando mi hanno chiamato dalla caserma – racconta – avevo appena concluso un colloquio con la dirigente di una scuola della provincia di Reggio Emilia dove stiamo organizzando un incontro con i ragazzi. Il carabiniere mi ha solo preannunciato la telefonata senza aggiungermi altro. Per una notte sono andato in paranoia perché non riuscivo a capire che cosa volesse da me il Quirinale”. L’indomani è arrivata la comunicazione ufficiale: “Mi hanno chiamato dallo staff presidenziale spiegandomi che Mattarella aveva deciso di nominarmi Cavaliere. Ho pensato fosse uno scherzo e messo persino in dubbio le parole di chi mi stava facendo quella comunicazione. Ci ho creduto solo quando ho visto sul sito del Quirinale il mio nome”.
Una sorpresa per lui ma anche per tutta la sua famiglia che il 29 novembre lo accompagnerà a Roma a incontrare il Capo dello Stato: “Entrerò per la prima volta – spiega Capperi a Ilfattoquotidiano.it – in quel maestoso Palazzo e stringerò la mano a Mattarella che finora ho visto solo in tv. Lo ringrazierò ma gli dirò che per me, oltre ad essere un onore, è uno stimolo ad andare avanti in questa battaglia in difesa di chi viene calpestato dai bulli”.
Il 27enne piacentino sente tutta la responsabilità di un’onorificenza così importante. Una vittoria nella sua travagliata esistenza. Fin da piccolo, Raffaele ha dovuto combattere per poter essere accolto dagli altri. Alla scuola dell’infanzia i bambini piangevano nel vedere quel volto diverso. Diventato più grande, nonostante le numerose operazioni chirurgiche subite, ha continuato ad essere preso in giro. A 19 anni, finalmente, ha potuto abbandonare il suo status di sordo: “È stato strano ascoltare i miei passi, le campane, il fruscio delle foglie che non avevo mai sentito”. Ma dopo il successo, in breve tempo è stato ospite in alcune trasmissioni televisive e ha iniziato a peregrinare nelle scuole di tutta Italia per portare la propria testimonianza ai ragazzi. La sua parola d’ordine è solo una e sempre quella: “Siate gentili”.