“La serie la si può criticare per mille motivi: può essere brutta, può essere che la mia recitazione sia inadeguata. Ma la questione del romanesco è ridicola, non vale nemmeno la pena discuterla...", così il fumettista in un'intervista al Messaggero
“Da quando è uscito Strappare lungo i bordi la mia vita è diventata invivibile”. Anche a Zerocalcare tocca vivere da star e il peso lo infastidisce non poco. In un’intervista a Il Messaggero il fumettista aretino ma romanesco d’adozione ha spiegato: “Da quando è uscita la serie la mia vita è diventata cosi invivibile che o trovo una centratura, oppure non mi va di stare ingolfato in mezzo alle polemiche. Non c’è niente al mondo che mi costringa a farlo. Sta a me”. Ma è quello che Michele Rech ha aggiunto successivamente a far impennare il titolo di Strappare lungo i bordi nel listino Netflix Italia: “Comunque, se trovo un modo di sopravvivere faccio anche la seconda stagione”.
Insomma Zerocalcare la seconda stagione della serie la gira, statene certi. Infine l’autore di Kobane Calling ha voluto precisare che le polemiche attorno al “romanesco”, su cui sono intrise ascissa e ordinata di senso linguistico culturale di Strappare lungo i bordi, non meritano nemmeno di essere ascoltate: “La serie la si può criticare per mille motivi: può essere brutta, può essere che la mia recitazione sia inadeguata. Ma la questione del romanesco è ridicola, non vale nemmeno la pena discuterla. Chiunque sia capace di andare a fare la spesa da solo è in grado di capire Strappare lungo i bordi. Le altre persone o sono in malafede, o hanno bisogno di un pretesto per andare sui giornali”.