Si chiama “aquilonare”, dal latino tardo aquilonaris, cioè settentrionale. È l’antica sacrestia del Duomo di Milano, primo nucleo della cattedrale costruito a partire dal 1386, nel pieno di un centro urbano ingombro di edifici. Oggi la sacrestia aquilonare, con tutta la storia in essa racchiusa, può guardare al futuro con maggiore ottimismo perché si è appena concluso il restauro di tre elementi essenziali di questo ambiente tutto da scoprire: il portale cuspidato con la riscoperta dei colori (a cura di Eros Zanotti), le volte affrescate, le pareti in marmo e gli elementi decorativi in cotto (per opera di Paola Zanolini), ma soprattutto le stelle del pavimento, cui l’intervento della restauratrice Cinzia Parnigoni ha restituito lucentezza, brillantezza e capacità di meraviglia. Un’operazione voluta dalla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano e portata a compimento grazie all’intervento delle maestranze della Fabbrica, con l’ausilio della struttura tecnica di Mapei e il sostegno del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e di Regione Lombardia.
Il restauro – iniziato nel 2018 – ha riportato alla luce sorprendenti dettagli di uno degli spazi più antichi della Cattedrale: nuova luce illumina la decorazione del maestoso portale di ingresso (risalente al XIV secolo) e i suoi colori originari, il disegno stellato del pavimento, le volte seicentesche affrescate da Camillo Procaccini insieme alle pareti in marmo e a ciò che resta di un antico portale in cotto, riemersi dalla caligine del tempo. Non a caso, prima che la sacrestia torni alla sua funzione primaria – al servizio della liturgia ambrosiana che nel Duomo ha il suo cuore – sarà possibile visitarla dall’11 dicembre e fino al 29 gennaio 2022, scegliendo una serie di tour guidati organizzati dalla Veneranda Fabbrica, prenotabili attraverso il sito ufficiale www.duomomilano.it.
Entrando nei dettagli dei vari interventi, per il portale cuspidato si è fatto riferimento alle nozioni storico–artistiche raccolte, con le quali è stato possibile risalire alle informazioni utili per mettere a punto sistemi di pulitura e conservazione calibrati, trovando il giusto compromesso tra il risultato estetico e la necessità di conservare ogni minima testimonianza di un passato “policromo” rivelato da antiche tracce di colore, decorazioni realizzate a foglia d’oro e delicatissimi disegni, che ne rendono unica e inconfondibile l’attribuzione. Per le volte, invece, c’era da misurarsi con le tracce di un terribile incendio nel 1610 e con problemi di umidità che nel corso dei secoli avevano provocato diversi danni. Infatti una delle maggiori difficoltà del recente restauro è stata proprio quella di misurarsi con superfici in stato conservativo molto diverso, che si è cercato di portare ad un analogo livello di leggibilità.
Ma la sfida più importante è stata quella raccolta da Cinzia Parnigoni, cui è stato affidato il compito di intervenire sulle stelle del pavimento della sacrestia. La restauratrice milanese – che ha alle spalle esperienze esaltanti come il restauro del David di Michelangelo nel 2003 e, più recentemente, della facciata del Duomo di Monza e la Stele Tadini di Canova – si è trovata di fronte 75 metri quadrati di pavimento rivestito da lastre di marmo incise e intarsiate con marmi colorati che compongono diversi motivi decorativi, tra i quali predomina la stella a sei punte, motivo dal significato simbolico che rimanda alla cultura ebraica, ma presente talvolta anche nelle decorazioni delle Chiese cristiane. L’obiettivo principale del restauro era restituire al pavimento la sua originaria funzione rispettando il marmo originale. Ma per fare questo occorreva definire il livello di degrado, identificare le tipologie dei materiali lapidei, restaurare secondo misure e tecniche ben precise. Quindi è iniziata l’operazione con la misurazione delle quote di consunzione del piano di calpestio parallelamente a indagini storiche realizzate con l’aiuto dell’Archivio della Veneranda Fabbrica; a seguire si è passati dalla pulitura e alleggerimento delle macchie gialle al consolidamento e rimozione dei materiali non pertinenti usati per restauri precedenti, ai rilievi e realizzazione di sagome relative alle parti da integrare, per giungere al posizionamento di nuove formelle, all’inserimento dei tasselli sostitutivi, con stuccatura e levigatura finale. Il risultato si è rivelato davvero straordinario, tutto da scoprire e da ammirare.