Numeri in lieve calo rispetto allo stesso periodo del 2020, ma l'istituto spiega che "il confronto richiede molta prudenza ed è da ritenersi ancora poco significativo a causa della pandemia che in particolare nel 2020 ha provocato, soprattutto per gli infortuni mortali, una manifesta "tardività" nella denuncia amplificata soprattutto a marzo 2020". Con queste avvertenze, dai dati emerge che tra i casi mortali sono aumentati quelli in itinere, passati da 176 a 202 (+14,8%), mentre quelli in occasione di lavoro sono stati 45 in meno
Più di 1.000 morti in dieci mesi. Circa tre al giorno. I nuovi dati Inail sugli incidenti sul lavoro confermano la tragica media degli ultimi anni. Tra gennaio e ottobre gli infortuni con esito mortale sono stati 1.017, in lieve calo (-1,8%) rispetto allo stesso periodo del 2020 quando però la casistica è stata fortemente influenzata dai contagi da Covid peraltro spesso denunciati in ritardo. Una strage contro la quale il governo nel decreto fiscale ha modificato la normativa sui controlli allargando le competenze dell’Ispettorato nazionale del lavoro e abbassando le soglie di irregolarità oltre le quali gli ispettori devono (e non più “possono”) l’attività imprenditoriale. L’emergenza pandemica, che lo scorso anno ha costretto al lockdown con il blocco delle attività produttive, rende impossibile anche fare un confronto tra dati riguardo alle denunce di infortunio, 448.110 nei primi 10 mesi 2021.
“Gli open data pubblicati – spiega l’istituto – sono provvisori e il loro confronto richiede cautele, in particolare rispetto all’andamento degli infortuni con esito mortale, soggetti all’effetto distorsivo di “punte occasionali” e dei tempi di trattazione delle pratiche”. Inoltre “il confronto tra i primi 10 mesi del 2020 e del 2021 richiede molta prudenza ed è da ritenersi ancora poco significativo a causa della pandemia che in particolare nel 2020 ha provocato, soprattutto per gli infortuni mortali, una manifesta “tardività” nella denuncia, anomala ma rilevantissima, generalizzata in tutti i mesi ma amplificata soprattutto a marzo 2020, mese di inizio pandemia, che ne inficia la comparazione con i mesi del 2021″.
Con queste avvertenze, dai dati emerge comunque che tra i casi mortali sono aumentati quelli in itinere, passati da 176 a 202 (+14,8%), mentre quelli in occasione di lavoro sono stati 45 in meno (da 860 a 815, -5,2%). La gestione Industria e servizi è l’unica a fare registrare un segno negativo (-5,3%, da 907 a 859 denunce mortali), al contrario dell’Agricoltura, che passa da 94 a 112 denunce (+19,1%), e del Conto Stato da 35 a 46 (+31,4%). Dall’analisi territoriale emerge un aumento nel Sud (da 209 a 271 casi mortali), nel Nord-Est (da 207 a 226) e nel Centro (da 183 a 196). Il numero dei decessi, invece, è in calo nel Nord-Ovest (da 363 a 254) e nelle Isole (da 74 a 70).
Al 31 ottobre di quest’anno risultano 15 incidenti plurimi avvenuti nei primi 10 mesi per un totale di 35 decessi, 21 dei quali stradali, con due vittime in provincia di Bari e due in quella di Torino a marzo, quattro in provincia di Ragusa, due in provincia di Bologna e due in provincia di Ferrara ad aprile, sette in provincia di Piacenza e due a Catanzaro a ottobre.
Per quanto riguarda i contagi e le morti per Covid, il settore della sanità e assistenza sociale – che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili – è sempre al primo posto tra le attività produttive con il 65% delle denunce di contagi professionali e il 22,4% dei casi mortali codificati, seguito dall’amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali), con il 9,1% dei contagi e il 10,4% dei casi mortali. Gli altri settori più colpiti sono il noleggio e servizi di supporto alle imprese (vigilanza, pulizia e call center), il trasporto e magazzinaggio, secondo per numero di decessi con il 12,9% del totale, il manifatturiero (tra le prime categorie coinvolte gli addetti alla lavorazione di prodotti alimentari, alla stampa, alla lavorazione di prodotti farmaceutici, di metalli, di macchinari e di pelli), che con l’11,8% figura al terzo posto per casi mortali denunciati, le attività dei servizi di alloggio e ristorazione, il commercio all’ingrosso e al dettaglio, le altre attività di servizi (pompe funebri, lavanderia, riparazione di computer e di beni alla persona, parrucchieri, centri benessere), e le attività professionali, scientifiche e tecniche (consulenti del lavoro, della logistica aziendale, di direzione aziendale).
Per quanto riguarda le denunce di infortunio, nei primi 10 mesi sono state 448.110, quasi 27mila in più (+6,3%) rispetto allo stesso periodo del del 2020, sintesi di un decremento delle denunce nel trimestre gennaio-marzo (-11%), di un incremento nel periodo aprile-settembre (+21%) e di un -8% ad ottobre, nel confronto tra i due anni. I dati risentono anche in questo casi delle restrizioni decise per fronteggiare la pandemia. Gli infortuni in itinere sono diminuiti del 32% nel primo bimestre di quest’anno e aumentati del 44% nel periodo marzo-ottobre complice il massiccio ricorso allo smart working nello scorso anno, a partire proprio dal mese di marzo. Quelli in occasione di lavoro sono saliti del 4,3% (da 369.688 a 385.707) per effetto di un calo del 10% nel primo trimestre di quest’anno, di un aumento del 18% nel periodo aprile-settembre e di nuovo in calo a ottobre (-11%). L’aumento che emerge dal confronto dei primi 10 mesi del 2020 e del 2021 è legato alla sola componente maschile, che registra un +12,2% (da 257.096 a 288.586 denunce), mentre quella femminile presenta un -3,0% (da 164.401 a 159.524).