Chi, per curiosità o per lavoro, ha letto con un po’ di accuratezza il Pnrr avrà certamente notato la mancanza di fondi dedicati all’edilizia ospedaliera, sia per le nuove costruzioni sia per le manutenzioni straordinarie dell’esistente… Ma come, a fronte degli effetti spaventosi della pandemia sui servizi sanitari, già devastati da anni di “privato è meglio” e di depotenziamento dei servizi territoriali di base, non sarebbe proprio la sanità a dover essere finanziata senza troppe limitazioni, a cominciare dalle strutture di cura?
Stavolta i Migliori non sono colpevoli, perché per queste attività il legislatore, fin dalla Legge Finanziaria 1988, art. 20, ha previsto lo stanziamento di risorse per l’esecuzione di un programma straordinario pluriennale di nuova edilizia ospedaliera, di ristrutturazione di quella esistente e di ammodernamento tecnologico del patrimonio. La prima fase, conclusasi nel 1996, ha finanziato le iniziative delle Regioni in materie di edilizia sanitaria per circa 5 miliardi di euro. La seconda fase è stata avviata nel 1998 e il suo stato di realizzazione proprio di recente è stato oggetto di un’attività di ricognizione e monitoraggio da parte dell’ing. Rita Romitelli del Ministero della Salute, significativamente chiamato “Verso un ospedale sicuro e sostenibile, il Pnrr come opportunità di riorganizzazione”.
Qualche numero per dare il senso della potenza economica extra Pnrr in campo: 32 miliardi, totale del programma di investimento dal 1988 a oggi; 23 miliardi per la fase vigente, tutti destinati ai finanziamenti che le Regioni richiedono al governo con Accordi di Programma specifici, ospedale per ospedale. Le Regioni dichiarano una necessità di finanziamenti per strutture sanitarie che a oggi ammonta a circa 32 miliardi di cui 10,5 per l’adeguamento sismico; vengono finanziati gli interventi con livello di progettazione più elevato, quindi di più immediata cantierabilità.
Lo stesso documento rendiconta lo stato di attuazione degli Accordi di Programma, vale a dire l’ammontare dei finanziamenti richiesti dalle Regioni (e accordati dal Ministero) per gli interventi che queste hanno previsto: a fronte di una disponibilità di 23 miliardi, le Regioni hanno impegnato solamente per il 56,20% dei soldi a disposizione. Alcune grandi e popolose regioni italiane sono riuscite a fare ancora peggio della già bassa media nazionale: il Lazio (45,42%), il Piemonte (54,98%), la Puglia (54,97%), la Calabria (40,30%), la Sicilia (49,49%), la Sardegna (39,40%). Altre decisamente meglio: Veneto (61,03%), Friuli VG (63,42), Liguria (69,24%), Emilia Romagna (60,97%), Toscana (62,18%), Campania (69,45%). E dire che la litania che accompagna le politiche sanitarie delle Regioni italiane ha sempre al centro la cronica carenza di fondi, così pronunciata da costringerle a mettere in campo iniziative di ricerca di finanziamenti privati avvalendosi del Partenariato Pubblico Privato, project financing, così come previsto dall’art. 180 del Codice dei Contratti Pubblici, Dlgs n.50 del 2016. In pratica la Regione ricerca tramite bando un privato che progetta, realizza e gestisce per un numero di anni congruo un’opera pubblica – nel nostro caso un ospedale – impegnando capitali i cui interessi vengono remunerati a tassi convenienti (per il privato).
In Piemonte è prevista la costruzione di quattro nuovi ospedali Città della Salute di Torino e Novara, Ornavasso (VCO) e Trofarello (TO), tutti finanziati con questa modalità che a più riprese è stata messa in discussione proprio per la sua aleatorietà e diseconomicità, vista la possibilità di attivazione di strumenti finanziari più idonei a ridurre i canoni di cui i piemontesi si vanno caricando per i prossimi 20 anni e a mantenere il controllo pubblico sulla progettazione, costruzione e gestione, che sia diretta o appaltata.
Stiamo parlando di 2475 posti letto, per un costo totale di 970 milioni di euro, come previsto dalla Regione, per le opere edili e impiantistiche dei quattro ospedali. Il Piemonte, attraverso le Aziende Sanitarie interessate, pagherà ai privati che si aggiudicheranno le concessioni 2.423.117.828 euro. La differenza – 1,5 miliardi – è dovuta al costo per la gestione degli ospedali i quali, dopo la realizzazione, resteranno di proprietà del concessionario fino al termine della concessione della durata da 17 a 25 anni.
Tornando alla disponibilità di risorse del Fondo Nazionale art. 20, la Regione Piemonte poteva impegnare in accordi di programma 1.650.380.130 euro, ne ha sottoscritti per 907.296.630. La Legge Finanziaria 2022 (art. 91) “innalza da 32 a 34 miliardi di euro l’ammontare di risorse per il programma straordinario di edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico di cui all’art. 20 della legge n.67 del 1988”. Così la disponibilità per la Regione aumenta di 300 milioni e supera il miliardo di euro, ciò che servirebbe all’Ente per realizzare in proprio e senza indebitamento i quattro ospedali, non consegnare le Aziende Sanitarie alle mani dei privati, evitando di ipotecare così pesantemente il Bilancio della Regione con alti canoni pluridecennali e dando finalmente attuazione alle raccomandazioni della Corte dei Conti che ha da ridire sugli impatti economici di queste operazioni.
La gara per il nuovo ospedale di Novara è andata deserta, dunque nessun problema a rivedere la decisione di ricordo al project financing, lo stesso per gli ospedali di Ornavasso e Trofarello, gara ancora da bandire. La gara del Parco della Salute di Torino per l’aggiudicazione della concessione, prevista dal PPP di quel progetto, è in corso ma si può fermare [“L’Amministrazione pubblica ha sempre la possibilità, se lo richiede il pubblico interesse, di ritornare sulle proprie scelte, applicando il principio dell’autotutela. Al riguardo, infatti, ove le nuove scelte siano dovute a cambiamenti radicali dello scenario fattuale, o normativo, su cui era stata fondata l’originaria decisione “il ripensamento” non costituisce che il naturale corollario del dovere da parte della pubblica amministrazione di perseguire il pubblico interesse pubblico; interesse che, causa dei cambiamenti intervenuti, rischierebbe di risultare penalizzato ove la p.a. non dovesse adottare i correttivi necessari”].
La politica da queste parti fa di tutto per essere debole e il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, invece degli ospedali i soldi li vuole spendere per le briciole delle Olimpiadi di Milano e Cortina.