Fino a ieri il capodelegazione Stefano Patuanelli ha rivendicato che il Movimento 5 Stelle è stato “protagonista” delle modifiche al reddito di cittadinanza inserite in manovra – ritenute pessime da tutti gli addetti ai lavori – avvertendo che “non deve subire ulteriori modifiche nel passaggio parlamentare”. Subito dopo però il M5s ha cambiato verso, presentando emendamenti alla legge di Bilancio che vanno chiaramente in direzione delle richieste del comitato di valutazione del reddito guidato da Chiara Saraceno. Che ha lamentato come le proposte degli esperti siano state finora totalmente ignorate prevedendo invece interventi che lasciano irrisolti tutti i principali problemi e ne creano di nuovi, introducendo “disposizioni palesemente assurde e inutilmente punitive” come il fatto che la seconda proposta vada accettata anche se è all’altro capo del Paese.
La prima proposta chiede di rendere più facile l’accesso al Reddito per gli stranieri, con la prospettiva di un dimezzamento nel 2023 del requisito di residenza in Italia rispetto agli attuali 10 anni. “Per mitigare la proposta – scrivono i senatori – si potrebbe prevedere che il requisito della residenza sia abbassato da 10 a 8 anni (per il 2022) e da 8 a 5 anni (per il 2023)”. La seconda riguarda la scala di equivalenza, che risulta penalizzante “sia nell’accesso alla misura sia nella quantificazione del beneficio. Più opportuno e conforme ad altre prestazioni, l’utilizzo della scala adottata per Isee o in alternativa utilizzare un unico parametro sia per componenti minori sia per maggiorenni ed eliminare il tetto”.
Anche il Pd, ha annunciato il responsabile economico Antonio Misiani, ha presentato “emendamenti che puntano a migliorare il Reddito cogliendo le proposte presentate dalla commissione Saraceno, dalla Caritas, dall’Alleanza contro la povertà, partendo dall’idea che l’Italia ha bisogno di uno strumento efficace per contrastare la povertà”. Ma “è stato tenuto conto della limitata dotazione di risorse per il Parlamento: condividiamo le proposte della commissione Saraceno, compreso il tema dell’abbassamento del requisito dei 10 anni per gli stranieri, ma alcune di queste proposte sono molto impattanti dal punto di vista finanziario e vanno al di là della dotazione finanziaria”. Il senatore Daniele Manca, capogruppo del Pd nella Commissione Bilancio, ha sottolineato poi che “va recuperata la territorializzazione della presa a carico. Non si tratta di ridurre le risorse, ma di migliorare la presa a carico della povertà: non si risolve con una carta di credito ma in un’alleanza fra sistema di servizi sociali, volontariato, associazionismo, forze economiche, che devono dare una prospettiva”.