“Una predatrice” come sostiene l’accusa o “un capro espiatorio” come suggerisce la difesa? Si avvicina l’ora della verità per Ghislaine Maxwell, l’ex fidanzata di Jeffrey Epstein che rischia sino a 80 anni di carcere per l’accusa di aver adescato e manipolato minorenni perché fossero da lui sessualmente abusate. A oltre due anni dal suicidio in cella del finanziere e dopo 500 giorni di duro isolamento in carcere, è infatti iniziato in un tribunale di Manhattan l’attesissimo processo a carico della 59enne ereditiera, figlia dell’ex deputato e magnate britannico dell’editoria Robert Maxwell, scomparso in circostanze misteriose nel 1991.
La prima delle quattro donne testimoni chiave dell’accusa ha delineato un quadro sconcertante, raccontando che Ghislaine era spesso nella stanza quando, appena quattordicenne, ha avuto incontri sessuali con il finanziere morto suicida in carcere. La donna sulla quarantina è stata presentata ai giurati come “Jane”, uno pseudonimo che ha detto di preferire, in parte per proteggere una carriera di 22 anni da attrice. Gli incontri sessuali sarebbero iniziati nel 1994 e proseguiti fino al 1997. La testimone ha detto che Maxwell l’ha istruita su come fare massaggi sessuali a Epstein e talvolta ha partecipato fisicamente. La donna ha incontrato per la prima volta Epstein e Maxwell nel 1994 quando frequentava un campo musicale alla ricerca di una carriera di cantante, lei e sua madre ricevettero presto un invito a casa di Epstein, la madre non fu poi inclusa negli inviti successivi.
Jane ha raccontato al procuratore Alison Moe che Epstein le avrebbe “fatto cavalcare la sua faccia, pizzicargli i capezzoli” e ha descritto il primo incontro sessuale, che è avvenuto nel 1994, durante il quale l’uomo l’avrebbe portata in piscina “continuando a masturbarsi su di me”. La donna ha detto che Epstein le aveva chiesto cosa “volesse fare” della sua vita, lasciandole scegliere tra essere una cantante d’opera, un’attrice o una modella: “Ha detto: ‘Conosco tutti, agenti, fotografi, posso far accadere le cose ma devi essere pronta per questo. La conversazione – ha continuato Jane – è finita bruscamente, eravamo nel suo ufficio e lui ha detto: ‘Seguimi’. Mi a portato a bordo piscina, si è tirato giù i pantaloni, mi ha tirato su di sé e ha continuato a masturbarsi su di me. Poi si è alzato ed è andato in bagno, si è ripulito e ha agito come se non fosse successo niente. Ero congelata dalla paura. Non avevo mai visto un pene prima, figuriamoci qualcosa del genere. Ero terrorizzata e mi sentivo schifosa. Mi sono vergognata“.
Poco tempo dopo quel primo episodio, Jane ha raccontato di esser tornata da Epstein e di aver avuto il suo primo incontro sessuale con Maxwell: “Eravamo nella camera da letto di Epstein nella sua casa di Palm Beach. Sono entrati in camera da letto e si sono spogliati. Hanno iniziato ad accarezzarsi l’un l’altro e a ridacchiare casualmente. Ero lì in piedi e lui mi ha chiesto di togliermi il top e poi le loro mani [erano] ovunque e Jeffrey ha iniziato a masturbarsi e Ghislaine lo stava strofinando, baciandolo e accarezzandolo. Maxwell si è comportata come se fosse del tutto normale. Ero confusa. Quando hai 14 anni non hai idea di cosa stia succedendo“.
Nel corso della sua testimonianza, Jane è scesa nei dettagli intimi degli incontri sessuali avuti quando aveva tra i 14 e i 16 anni: “Quasi ogni visita con lui. (Andavo) ogni due settimane“, ha spiegato ai giudici. Ora la difesa punta a minare la credibilità delle quattro presunte vittime, che verranno protette dall’anonimato, tranne la psicologa Annie Farmer, che ha deciso di essere identificata con il proprio nome. La giudice le ha più volte negato il rilascio su cauzione per il pericolo di fuga, nonostante il “trattamento carcerario disumano” che la Maxwell ha ripetutamente denunciato – anche con una lettera all’Onu – arrivando ad evocare il film ‘Il Silenzio degli innocenti’.