Costretto a chiudere la sua attività commerciale dopo le ripetute minacce dei boss mafiosi. C’è anche questa storia nell’ultima operazione antimafia dalla Squadra mobile di Caltanissetta L’indagine, coordinata dalla procura Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, ha avuto inizio nel luglio del 2019, ed “aveva come proprio iniziale focus investigativo la verifica della sussistenza di anomali rapporti tra due collaboratori di giustizia (anch’essi indagati nel presente procedimento), già appartenenti alla organizzazione Cosa nostra e soggetti tuttora affiliati alla stessa operanti in Gela”.
Le complesse attività investigative svolte, “oltre a far emergere macroscopiche violazioni alla disciplina in tema di collaborazione con la giustizia da parte degli intercettati, ha consentito di verificare come i predetti abbiano mantenuto rapporti costanti con soggetti, tuttora appartenenti alla famiglia mafiosa Rinzivillo di Gela, tra cui quelli tratti in arresto nella presente indagine”.
Le indagini hanno ricostruito l’estorsione ai danni del titolare di una attività commerciale di ortofrutta, che veniva “avvicinato” dagli indagati con frasi come questa: “Chiudi o diamo a fuoco ai tuoi veicoli”; “chiudi o saremo costretti ad abbassarci la maschera”; ”chiudi o ti uccidiamo”. Minacche che avevano l’effetto sperato visto che il commerciante aveva effettivamente chiuso l’attività non gradita al clan mafioso. “L’estrema pericolosità degli indagati emergeva anche sulla base della constatazione che tutti i sodali e coloro con i quali avevano rapporti, manifestavano una particolare acredine nei confronti di appartenenti alla Squadra Mobile, con generici propositi di vendetta per l’attività, ritenuta “troppo scrupolosa”, condotta dagli inquirenti – dicono gli inquirenti -In sede di esecuzione dell’ordinanza cautelare sono state effettuate perquisizioni, delegate dai Sostituti Procuratori titolari delle indagini, anche a carico degli altri soggetti denunciati, alcuni percettori del reddito di cittadinanza, non colpiti da misure cautelari”.