Politica

Da Rapisarda a Dell’Utri e i boss della mafia, il racconto in prima persona di Gomez: “Ecco perché Berlusconi non può andare al Colle”

“Quando lavoravo a il Giornale di Indro Montanelli, tramite la redazione di Roma, mi mandarono a casa di Filippo Alberto Rapisarda, che era il proprietario del terzo gruppo immobiliare italiano. Mi accolse in un palazzo del Cinquecento in centro, affrescato, col tetto a cassettoni e un tavolo enorme in mezzo alla sala. È lì che conobbi Marcello Dell’Utri“. Inizia così il racconto in prima persona di Peter Gomez del suo incontro col braccio destro di Silvio Berlusconi, che sarà poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Siamo negli anni ’80 e Gomez era un giovane cronista del Giornale quando comincia a occuparsi della presenza di Cosa nostra a Milano. Così s’imbatte in Rapisarda, per il quale Dell’Utri aveva lavorato prima di tornare alle dipendenze di Berlusconi. Il direttore del fattoquotidiano.it ripercorre il ruolo del finanziere siciliano, dei suoi regali “generosi” ai giornalisti (“a me diede un Rolex d’oro, che restituii”), dei racconti su soldi arrivati dalla Sicilia in valigie di cartone. E ancora Gomez racconta di Bernardo Provenzano, di Stefano Bontate e, soprattutto, di Vittorio Mangano, lo “stalliere” di Arcore, che – come ha riconosciuto di recente persino Dell’Utri – garantiva protezione dai sequestri di persona. “È ben difficile che Berlusconi possa fare con disciplina e onore il presidente della Repubblica – ha detto Gomez – Ecco perché è necessario firmare la petizione lanciata da il Fatto Quotidiano“.

Qui puoi firmare la petizione per dire no a Berlusconi al Colle.