Il presidente dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili, Nazaro Pagano: "Finalmente è stata premiata la nostra dura e legittima protesta. Così i disabili non gravi potranno continuare a svolgere piccoli lavori senza perdere l’indennità"
Sono passate le proposte presentate da M5s e Pd con il voto favorevole all’emendamento correttivo al Dl Fiscale in Commissione Finanze al Senato del 30 novembre che consente il cumulo dell’assegno di invalidità (287 euro al mese) che spetta agli invalidi civili parziali (con una percentuale di invalidità dal 74 % al 99%) sommato al reddito da lavoro fino ad un massimo di 4.931 euro l’anno. Contattato da Ilfattoquotidiano.it il presidente dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili (Anmic) e pro-tempore anche della Federazione tra le associazione nazionali delle persone con disabilità (Fand) Nazaro Pagano ha espresso “soddisfazione per il ripristino dell’assegno a tutti coloro che fino a poco fa ne avevano diritto. Finalmente è stata premiata la nostra dura e legittima protesta. Così i disabili non gravi potranno continuare a svolgere piccoli lavori senza perdere l’indennità che spetta loro”.
Fand e Anmic sono state tra le organizzazioni che hanno protestato con determinazione per la decisione del 14 ottobre scorso dell’Inps, che recependo due sentenze della Corte di Cassazione con il messaggio n. 3495 aveva stabilito che, per avere diritto all’assegno mensile di invalidità di 287 euro, le persone con invalidità tra il 74-99%, non potevano prestare più alcuna attività lavorativa. Anche il presidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish) ha commentato positivamente l’emendamento votato nella Commissione di Palazzo Madama. “Finalmente”, dice al Fatto.it Vincenzo Falabella, “è stata superata questa ingiustizia normativa che subito abbiamo contrastato. Occorre ora intervenire con l’Inps affinché possa superare il periodo di vacatio tra il messaggio n.3495 e l’approvazione dell’emendamento che di fatto modifica la norma n.118/1971. Sono state ascoltate le nostre istanze e le nostre sollecitazioni”.
Perché è arrivato questo dietrofront, peraltro promesso dalla politica? I giudici della Corte di Cassazione avevano sentenziato che l’assegno di invalidità fosse da erogare solo nel caso in cui risulti la “inattività lavorativa” del soggetto a prescindere dal reddito da lavoro percepito. Sentenza che è stata resa operativa il 14 ottobre dall’Inps e che aveva subito scatenato la dura protesta del mondo delle organizzazioni a difesa dei diritti delle persone con disabilità. “La questione si è risolta con la restituzione dell’assegno come un atto dovuto di vittoria del buon senso”, spiegano compatte al Fatto.it tutte le associazioni contattate. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha scritto su Facebook: “Manteniamo la promessa fatta a famiglie e associazioni che lottano per l’inclusione”. L’Anmic, ma non solo, si era infatti subito opposta ad una nuova interpretazione assai più restrittiva dell’Istituto nazionale della previdenza sociale, ritenuta dal presidente Pagano “socialmente ingiusta e penalizzante. Questo cambio di rotta rappresenta una vittoria delle persone con disabilità. Mai nulla di tanto imbarazzante e discriminatorio era stato fatto ai danni di una categoria di lavoratori poveri e disabili, di per sé già in gran parte emarginati dal contesto sociale e professionale”, sottolinea il numero uno della Fand. “La restituzione dell’assegno agli invalidi civili parziali – conclude Pagano – è un atto dovuto di giustizia sociale che finalmente dà seguito all’impegno del Governo di ripristinare al più presto la corretta interpretazione della normativa vigente”.
Il via libera alla possibilità di cumulo previsto dall’emendamento è stato commentato anche da Antonio Misiani (PD): “Due sentenze della Cassazione avevano portato l’Inps a sospendere dal 14 ottobre l’erogazione dell’assegno d’invalidità a migliaia di disabili con redditi da lavoro. L’emendamento specifica che il requisito di inattività lavorativa è soddisfatto qualora l’invalido parziale svolga attività il cui reddito risulti inferiore al limite di cui all’articolo 14 septies del dl 663 del 1979″. A conferma del voto favorevole è intervenuta su Twitter anche la senatrice ed ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo (M5S) molto sensibile e attenta al tema in questione: “Approvato in commissione Finanze al Senato il mio emendamento al decreto fiscale per permettere agli invalidi parziali che lavorano di continuare a ricevere l’assegno alle condizioni di sempre. Un impegno che io e tutto il M5S avevamo preso e che abbiamo onorato. Avanti così”.