È racchiusa in questa frase intercettata dagli uomini della Guardia di finanza, pronunciata da un big della dirigenza della Juventus e riportata dal Corriere della Sera, il senso di quanto accaduto nelle ultime stagioni: la risalita, i 9 scudetti consecutivi, l'all-in finanziario e sportivo tentato con l'ingaggio di Cristiano Ronaldo dopo due finali di Champions League perse. Bertola e Re non risponderanno ai pm
“Pensavamo di raggiungere il Real, ma è stato comunque un sogno bellissimo”. È racchiusa in questa frase intercettata dagli uomini della Guardia di finanza, pronunciata da un big della dirigenza della Juventus e riportata dal Corriere della Sera, il senso di quanto accaduto nelle ultime stagioni. La risalita, i 9 scudetti consecutivi, l’all-in finanziario e sportivo tentato con l’ingaggio di Cristiano Ronaldo dopo due finali di Champions League perse. E invece adesso i bianconeri si ritrovano stretti tra risultati sportivi deludenti e l’inchiesta della procura di Torino per quei 282 milioni di plusvalenze che l’aggiunto Marco Gianoglio e i pm Mario Bendoni e Ciro Santoriello ritengono fittizie, frutto di ipervalutazioni di giocatori, e quindi ideate, sostiene l’accusa, per sistemare bilanci in sofferenza. In altre parole, sempre delle alte sfere della Juve, “tutta la merda che sta sotto e che non si può dire”.
Tre le stagioni contestate – dal 2018-19 al 2020-21 – dai finanzieri, che dopo la perquisizione negli uffici del club a Torino e Milano, di cui si è venuta notizia venerdì sera, stanno adesso procedendo all’analisi dei documenti sequestrati. Non è saltata fuori “la carta famosa” degli emolumenti dovuti a CR7, di cui parlavano i dirigenti mentre erano intercettati. Intanto proseguono le audizioni dei testimoni. Dopo Maurizio Arrivabene, ascoltato lunedì, è toccato a Paolo Morganti, segretario organizzativo dal febbraio 2019, rispondere alle domande dei pubblici ministeri come persona informata dei fatti. Gli inquirenti sono intenzioni a procedere con l’ascolto delle persone ritenute informate sui fatti, prima di interrogare i 6 indagati, tra i quali compaiono anche il presidente Andrea Agnelli, il vice-presidente Pavel Nedved e l’ex direttore generale Fabio Paratici.
Con loro sono sotto inchiesta anche gli uomini dei conti bianconeri Stefano Cerrato e Stefano Bertola, e l’ex dirigente finanziario Marco Re. Oltre alla Juventus, in veste di persona giuridica. Bertola e Re sono stati i primi due a essere convocati dalla magistratura e hanno annunciato di volersi avvalere della possibilità di non rispondere. “Le questioni in discussione – spiega il loro legale, avvocato Luigi Chiappero – sono essenzialmente di carattere tecnico e necessitano di una riflessione”. Re non è stato fra i destinatari delle perquisizioni ordinate dai pm. “Nel 2015 – osserva ancora l’avvocato – la normativa è cambiata. La valutazione, in sé, non è reato. C’è grande discrezionalità. Se ci sono risposte da dare, dobbiamo prima conoscere il contenuto delle contestazioni. Al momento non lo conosciamo”.
Le ipotesi di reato contestate a vario titolo sono false comunicazioni sociali ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Nelle 12 pagine del decreto di sequestro si capisce in che direzione si muoverà e si sta già muovendo l’inchiesta: ricostruire milione per milione, operazione per operazione, tutte le plusvalenze della Juve negli ultimi tre anni, per capire se davvero grazie a questo espediente è stato realizzato un “ricavo di natura meramente contabile e in ultima analisi fittizio” . L’accusa è quello di “conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto nei bilanci”. Parliamo di 282 milioni di euro totali: 131 milioni nel bilancio chiuso al 30 giugno 2019, 119 milioni nel 2020, 30 milioni nel 2021.