Nel distretto siciliano i "101" - l'unica forza all'opposizione della giunta nazionale guidata da Giuseppe Santalucia - hanno ottenuto 103 voti su 325 toghe che si sono recate alle urne, eleggendo due membri della giunta su sette. "È arrivato il momento di restituire dignità e senso all’associazionismo giudiziario, premiata la coerenza delle nostre proposte", esulta il giudice Andrea Reale, rappresentante del gruppo al Comitato direttivo centrale dell'Anm
Per la prima volta Articolo 101, il gruppo nato dopo il caso Palamara in polemica con le correnti della magistratura, ha vinto un’elezione sezionale dell’Associazione nazionale magistrati (Anm). È quella del distretto della Corte d’Appello di Palermo, dove i “101” – l’unica forza all’opposizione della giunta nazionale guidata da Giuseppe Santalucia – hanno ottenuto 103 voti su 325 toghe che si sono recate alle urne. La “corrente anti-correnti” ha superato anche il gruppo conservatore di Magistratura indipendente (che aveva trionfato nell’ultima tornata e stavolta si è fermata a 101 consensi) eleggendo due membri su sette della giunta distrettuale: Clelia Maltese, gip del Tribunale di Palermo (63 preferenze) e Massimo Corleo, giudice penale del Tribunale di Trapani (49 preferenze). Terzi sono arrivati i progressisti di Area (98 voti), ultima la corrente centrista di Unicost (21 voti). Tra le proposte politiche di Articolo 101 – il cui nome si riferisce alla norma costituzionale per cui “la giustizia è amministrata in nome del popolo” – ci sono il sorteggio dei candidati al Csm e l’incandidabilità, per un congruo numero anni, di chi ha ricoperto cariche nell’Anm o nelle correnti.
“Dalla Sicilia, e da Palermo in particolare, con il suo storico carico simbolico in termini di sacrificio in nome della legalità, arriva uno scossone capace di smuovere le coscienze dei magistrati iscritti all’Anm al fine di iniziare concretamente quella rigenerazione etica di cui si sente fortemente il bisogno”, esulta Andrea Reale, giudice a Ragusa e rappresentante di Articolo 101 al Comitato direttivo centrale dell’Anm. “È arrivato il momento – dice – di restituire dignità e senso all’associazionismo giudiziario. Per fare ciò occorre separare nettamente l’Anm dall’autogoverno (il Consiglio superiore della magistratura, ndr). Le proposte di Articolo 101 sono le uniche che ci provano seriamente. E i colleghi ne hanno compreso la bontà e la coerenza“. A ridimensionare il risultato invece è Eugenio Albamonte, pm a Roma e segretario del gruppo di Area: “Il fatto che siano riusciti a presentare una lista solo a Palermo mi dà l’idea che per il momento è un gruppo che vive prevalentemente dell’impegno profuso da alcuni leader che sono rappresentati in Anm nazionale, e che riscuotono un consenso sulla base dell’affidamento che queste persone ottengono negli ambienti in cui operano più direttamente“.
Il test più importante della tornata elettorale è stato quello di Roma, dove Magistratura indipendente si è confermato il primo gruppo e per la prima volta la corrente di sinistra di Magistratura democratica ha presentato una lista distinta da quella di Area (il soggetto unico progressista nato dall’unione di Md e della corrente Movimento per la giustizia). Insieme, nel 2017, avevano ottenuto 226 voti: stavolta Area ne ha ottenuti 173 e Md 96, ottenendo rispettivamente, due e un eletto. Forte perdita di consensi invece per Unicost, l’ex corrente di Palamara, che nella capitale è passata da 295 voti a 70. “II lavoro che la nuova dirigenza sta facendo per completare un’operazione di affrancamento dalle vicende di due anni fa non ha ancora dato i suoi frutti”, osserva Albamonte.