Nella corsa scudetto a tre che si delinea per questo campionato – Napoli, Milan e Inter praticamente a braccetto in testa alla classifica, ciascuna con i suoi limiti e le sue ambizioni – c’è anche un quarto incomodo. Una variabile impazzita. Un’anomalia. L’anomalia di tutta la Serie A: una società virtuosa che non ha mai fatto il passo più lungo della gamba, un allenatore maestro di pallone, una squadra di provincia che da anni se la gioca e si diverte contro le grandi. L’Atalanta è forse l’ultimo vero progetto del calcio italiano.
Tra uno scandalo in Procura e un paio di risultati clamorosi sul campo (i passi falsi del Milan domenica e del Napoli mercoledì hanno completamente accorciato la classifica), è passata inosservata la notizia calcistica della settimana: Gian Piero Gasperini ha rinnovato con l’Atalanta fino al 2024. Siede su quella panchina dal 2016: se riuscirà ad onorare il suo contratto fino in fondo (le insidie del pallone sono sempre dietro l’angolo) saranno otto anni di sodalizio. Il più lungo ciclo, per distacco, nel nostro campionato. Mentre gli altri cambiano, esonerano, rifondano, lui resta e progetta. Significa che anche in Italia si può fare calcio con una visione.
In questo sta la grandezza della notizia. Che è passata inosservata, come sta passando inosservata l’Atalanta. Mentre tutti parlano della fuga di Napoli e Milan, delle loro prime difficoltà e della rimonta furiosa dell’Inter che in questo momento gioca persino meglio della versione di Conte e sembra aver ritrovato la sua stessa solidità, ci si dimentica della banda terribile di Gasp. Che inanella vittorie con una facilità disarmante, è l’unica a tenere il ritmo vertiginoso del terzetto, è ancora in scia, in fondo a soli 5 punti dalla vetta (mentre Roma e Juventus sono già sprofondate a distanza siderale). E ha dimostrato di potersela giocare alla pari con tutte: ha pareggiato a San Siro contro l’Inter, ha vinto fuori casa contro la Juve, e sabato sera andrà a Napoli con l’ambizione e la possibilità di iscriversi davvero alla lotta scudetto.
Anche questa però non è una sorpresa. Nei suoi primi cinque anni a Bergamo, Gasperini ha fatto nell’ordine: quarto, settimo, terzo, terzo, terzo. Sempre in Europa, sta giocando la sua terza Champions League di fila con la concreta possibilità di qualificarsi agli ottavi. È riuscito anche a metabolizzare il doppio impegno (cosa che di solito stronca anche le big), tanto da essere senza ombra di dubbio la miglior espressione del calcio italiano in Europa (non che ci volesse molto, visti i balbettii dell’Inter e il disastro della Juve negli ultimi anni), senza però cedere di un millimetro in campionato. Ha lanciato e valorizzato giovani (Kessie, Mancini, Bastoni, Cristante, Gagliardini, Castagne), facendo le fortune del suo club, riuscendo a rinnovare lo spirito della squadra senza cambiarne mai l’identità, rinunciando anche a pedine fondamentali come lo sono state negli anni Gomez o lo stesso Ilicic.
L’Atalanta, non da oggi, è ormai a tutti gli effetti una delle grandi del nostro campionato. Grazie a Gasperini. Non dovrebbe essere sottovalutata nella corsa scudetto. Anche se nemmeno loro sanno quanto ci credono. Fin qui allo straordinario ciclo di Gasperini è mancato solo un titolo: sfiorato due volte in finale di Coppa Italia, ancora più incredibile sarebbe il campionato. L’ad Luca Percassi dice che “l’Atalanta non può citare altri obiettivi, se lo facessimo saremmo dei matti…”. In fondo, forse è anche questa un po’ l’anomalia: essere grandi senza dover vincere per forza.
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