Il testo - su cui il governo aveva espresso parere contrario - è stato bocciato con 225 no, 22 sì e 137 astenuti. Ad astenersi sono stati i parlamentari di Liberi e uguali, 5 Stelle e Fratelli d'Italia, contro si sono espressi tutti gli altri gruppi. Alternativa: "È un giorno triste per la democrazia e le nostre libertà"
L’Aula della Camera ha respinto la mozione dei deputati di Alternativa (il gruppo formato in gran parte da ex M5s fuoriusciti alla nascita del governo Draghi) che impegnava il governo italiano a concedere lo status di rifugiato politico a Julian Assange, il fondatore di Wikileaks di cui gli Stati Uniti chiedono l’estradizione al Regno Unito, dov’è detenuto dal 2019. Il testo – su cui il governo aveva espresso parere contrario – è stato bocciato con 225 no, 22 sì e 137 astenuti. Ad astenersi sono stati i parlamentari di Liberi e uguali, 5 Stelle e Fratelli d’Italia, contro si sono espressi tutti gli altri gruppi. “In nome di un’inesistente fratellanza atlantica, il Parlamento ha consumato l’ennesimo atto di vigliaccheria nei confronti della libertà di informazione. La totale subalternità a Washington che detiene italiani falsamente accusati e si è sempre fatta beffe della giustizia italiana, come nel caso della strage del Cermis, ha spinto la gran parte dei deputati a disinteressarsi della persecuzione che Assange sta subendo da anni dalla democrazia di Guantanamo”, attaccano i parlamentari di Alternativa.
Assange, “che oggi langue da troppo tempo in una prigione britannica – proseguono -, ha contribuito ad aumentare la consapevolezza di larghi strati della pubblica opinione mondiale rispetto a governi, uomini di potere, grandi lobby, reti di relazioni ed eventi ben oltre le narrazioni ufficiali. La sua WikiLeaks ha consentito alla democrazia contemporanea di superare e mostrare i limiti del giornalismo tradizionale. Lasciare che Assange sia soggetto alle sue dure condizioni carcerarie è l’attentato definitivo, oltre che alla sua persona, al giornalismo investigativo e la sconfessione da parte del Parlamento e del governo italiano del diritto di tutti i cittadini di essere informati su ciò che li circonda, diritti sanciti dalla nostra Costituzione, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e dalla Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Oggi – concludono – è un giorno triste per la democrazia e per le nostre libertà. Perché non salvaguardare l’incolumità di Julian Assange equivale a rinunciare a difendere le libertà individuali di ognuno di noi e i valori su cui si fonda la nostra società”.
“Per alcuni Julian Assange è un pericoloso criminale internazionale, per noi del MoVimento 5 Stelle è un simbolo da difendere per un’informazione indipendente e libera. Siamo convinti, infatti, sia vittima di una grande e grave ingiustizia. Non a caso tutte le principali organizzazioni per la difesa dei diritti umani e della libertà di stampa, da Amnesty International, Human Rights Watch fino a Reporters Sans Frontiéres, si oppongono alla sua estradizione negli Stati Uniti dove rischierebbe 175 anni di carcere”, ha detto intervenendo in Aula Iolanda Di Stasio, capogruppo M5s in commissione Esteri. “Pur esprimendo massima solidarietà a Julian Assange e ai suoi familiari, da poco incontrati anche dalla nostra delegazione europarlamentare – ha però aggiunto – pensiamo sia controproducente vincolare il Governo italiano a promuovere atti di natura giudiziaria di competenza stretta di un altro Paese, in questo caso la Gran Bretegna che attualmente detiene Assange: preferiamo altre forme di sostegno. Ma una cosa è sicura: il Movimento 5 Stelle è sempre stato e sarà al fianco della battaglia di Assange e di tutti i whistleblower perché tutelare chi denuncia soprusi e corruzione è, innanzitutto, garanzia di democrazia”, ha concluso.
Contrario il punto di vista espresso da Forza Italia, con il vicecapogruppo Valentino Valentini: “La pubblicazione di 250mila telegrammi diplomatici è un atto di sabotaggio sistemico. Perché questi strumenti sono il mezzo con il quale avvengono le comunicazioni tra gli Stati. Insomma, bisogna chiedersi fino a che punto è lecito violare la riservatezza dei messaggi diplomatici e militari, ovvero fino a che punto è lecito mettere a repentaglio la vita di coloro che sono oggetto o che hanno redatto queste comunicazioni. Ma anche, chi stabilisce cosa possa essere pubblicato e soprattutto fino a che punto è lecito diffondere materiale che è stato rubato“. Esprimendo il voto contrario del gruppo, la deputata del Pd Marina Berlinghieri ha invece sottolineato “la necessità di continuare a sostenere iniziative in raccordo con i partner dell’Unione europea e in linea con le convenzioni dei diritti dell’uomo, finalizzate a garantire che siano tutelati i diritti umani e le libertà fondamentali nel rispetto dell’autonomia e delle prerogative della magistratura britannica di cui abbiamo pieno rispetto e fiducia”.