Il trend è legato, probabilmente, al fatto che a trainare il pil è il boom dell'edilizia "drogato" dagli incentivi, e in quel settore l'occupazione è in prevalenza maschile. Rispetto ai livelli pre-pandemia (febbraio 2020) il numero di occupati resta inferiore di quasi 200mila unità: il gap è di 78mila tra gli uomini, oltre 110mila tra le donne. La crescita dell'occupazione si conferma all'insegna del precariato: la stragrande maggioranza dei nuovi posti è a termine. Crollano gli autonomi
La crescita dei posti di lavoro grazie alla ripresa dalla crisi Covid non è solo sbilanciata verso il precariato. E’ anche fortemente diseguale tra uomini e donne, con i primi che stanno facendo la parte del leone nell’aumento dell’occupazione. A ottobre l’Istat ha contato 35mila occupati in più su settembre, ma tutti uomini. E il confronto anno su anno mostra che oltre due terzi della crescita complessiva degli occupati ha riguardato uomini con 271mila occupati in più sui 390mila complessivi: solo 118mila le donne. E ancora: i disoccupati, rispetto a ottobre 2020, sono 139mila in meno, ma tra questi solo 22mila sono donne a fronte di 117mila tra gli uomini. In pratica il tasso di disoccupazione su base tendenziale è diminuito di 0,3 punti per gli uomini ed è rimasto invariato per le donne. Un trend legato, probabilmente, al fatto che a trainare il pil è il boom dell’edilizia “drogato” dagli incentivi, e in quel settore l’occupazione è in prevalenza maschile.
Crescita trainata dagli occupati a termine – Tornando ai dati generali, a ottobre gli occupati complessivi sono appunto 35mila in più rispetto a settembre, gli indipendenti 9mila in meno e 44mila i dipendenti in più di cui 20mila a termine. Si è registrata anche una crescita dei disoccupati – +51mila, pari a un +2,2% – e una ulteriore diminuzione del numero di inattivi, -79mila, cosa che conferma la ripartenza del mercato. A seguito della ripresa dell’occupazione, osservata tra febbraio e giugno e a partire da settembre 2021, il numero di occupati è superiore a quello di ottobre 2020 dell’1,7% (+390mila unità) ma la crescita dell’occupazione anno su anno è trainata dal lavoro a termine: i 390mila occupati in più rilevati dall’Istat sono il risultato di un calo di 132mila unità tra gli indipendenti e un aumento di 521mila unità tra i dipendenti, tra cui 137mila in più tra i permanenti e 384mila in più tra quelli a termine. Il tasso di occupazione – in aumento di 1,2 punti percentuali – sale per tutte le classi di età. Rispetto a ottobre 2020, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-5,6%, pari a -139mila unità), sia l’ammontare degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-3,1%, pari a -425mila), valore quest’ultimo che era aumentato in misura eccezionale all’inizio dell’emergenza sanitaria.
Recupero lento e crollo degli autonomi – Rispetto ai livelli pre-pandemia (febbraio 2020) il numero di occupati è inferiore di quasi 200mila unità. Il tasso di occupazione, pari al 58,6%, è più basso di 0,1 punti, quello di disoccupazione è sceso dal 9,7% al 9,4%, mentre il tasso di inattività, ora al 35,2%, è superiore di 0,4 punti. Le tabelle Istat mostrano che per gli uomini gli occupati a ottobre erano 78mila in meno rispetto a febbraio 2020, mentre tra le donne il gap è di oltre 110mila. Salta all’occhio il crollo dei lavoratori autonomi, che a febbraio 2020 erano 5,2 milioni e oggi poco più di 4,9 milioni.
Confrontando il trimestre agosto-ottobre 2021 con quello precedente (maggio-luglio), l’Istat registra un livello di occupazione più elevato dello 0,2%, con un aumento di 42mila unità. La crescita dell’occupazione registrata nel confronto trimestrale si associa alla diminuzione delle persone in cerca di occupazione (-2,1%, pari a -49mila unità) e degli inattivi (-0,2%, pari a -33mila unità).