“Materia (Terra)” è l’album più bello della carriera di Marco Mengoni ed è solo il primo di una trilogia che uscirà nei prossimi mesi. Il disco che contiene nove tracce (più due ‘appunti’ con data di registrazione) mette in evidenza l’anima soul, blues e gospel del cantautore che così esprime tutte le sue potenzialità artistiche con una certa maturità personale. Si passa dall’intensa “Luce” – registrata in presa diretta con quindici elementi – che regala una visione intima del rapporto con la madre e con tutta la forza della carica interpretativa dell’artista. Ci sono anche interessanti collaborazioni tra cui spicca quella con Madame per il blues di “Mi fiderò” fino a “Un fiore contro il diluvio” che è “una richiesta d’aiuto per contrapporre all’individualismo la capacità di saper stare gli uni vicini agli altri”. Tra i temi principali la paura, la solitudine che diventa risorsa, i cambiamenti dentro sé stessi e fuori nel mondo con la rinnovata voglia di incontrarsi e fidarsi di nuovo, dopo un lungo periodo di mancanza di contatto umano. Appuntamento alla prossima estate per i due concerti-evento il 19 giugno 2022 allo Stadio San Siro di Milano e il 22 giugno 2022 allo Stadio Olimpico di Roma.
Cosa rappresenta per te la Terra?
Sono le radici, la terra mi consente di stare con i piedi per terra e rappresenta anche il legame profondo con la mia famiglia.
Musicalmente è una svolta non da poco. Come mai hai cambiato direzione?
C’è tanta musica afro-americana e soul. Sono input che inconsciamente sono arrivati e ho capito che forse sono proprio nel mio Dna. È la musica con la quale sono cresciuto e alla fine torno sempre lì. Questo lavoro è sicuramente inclusivo perché mette dentro un sacco di elementi e stimoli.
Come mai vissuto in quesi due anni?
Sono stati anni difficili. Chiuso in casa, come molte altre persone. Sono rimasto solo per tanto tempo e ho potuto riflettere sulla mia vita e sul fatto che non voglio insistere negli errori fatti in passato.
In che senso?
Sono stato troppo severo con me stesso. Tutto sommato il lockdown ha avuto su di me una piccola cosa positiva: farmi vedere il bicchiere mezzo pieno. Ora voglio risolvere le cose, affrontarle, spinto dalla voglia di guardare bene dentro me stesso. C’è una nuova maturità, la visione dell’amore più adulta anche in relazione al rapporto con gli altri. In queste canzoni non ci sono solo i miei rapporti ma anche come sono stato ‘vissuto’, osservato e assorbito da altri.
Di cosa hai paura?
Della paura stessa. Nelle relazioni in generale, molte volte, ho visto che la paura ha fatto cadere le amicizie, gli amori… Pensando a queste cose mi assale la malinconia. Così in questi tempi di pandemia ho riflettuto e ho cercato di ammettere le mie colpe e mettere davanti a me stesso tutte le mie paure e le ombre del passato per affrontarle.
È difficile relazionarsi con te?
Sono sempre stato molto solitario e diffidente. Ho iniziato questo mestiere a 19 anni e sin da subito ho avuto a che fare con chi era diverso da me, più forte e più importante. Ho iniziato prestissimo, non avevo proprietà di linguaggio ma avevo dalla mia la sensibilità e l’istinto. Mi fido molto del mio istinto che mi ha consentito in pochissimo tempo di capire subito chi mi trovavo davanti e individuare le persone che non avrebbero mai tradito.
E il risultato qual è stato, ad oggi?
Attraverso le storie che ho raccontato in questo disco faccio, in ‘Proibito’ ad esempio, a me stesso l’augurio di innamorarmi e di non fermarmi al primo ostacolo che si presenta davanti. Ormai anche nelle relazioni nella società di oggi si dà più peso al like e alla velocità. Innamorarsi oggi nell’era dei social equivale ad un like. Al primo difetto che troviamo in una persona si tronca subito tutto e questo mi intristisce un po’. Anche perché dall’altra parte, nel ruolo della persona rifiutata, potrei benissimo esserci io.
Sei sempre stato attento alle tematiche ambientali. Cosa ne pensi dei potenti della terra che secondo Greta dicono solo “bla bla bla”?
Da mia mamma, alla quale ho dedicato questo disco, ho imparato la pazienza. Quanto c’è di positivo nell’aspettare! Si stanno muovendo un sacco di cose a livello ambientale. C’è stato un incontro con i potenti della Terra e se si potesse fare tutto e subito sarebbe meraviglioso. Penso che già incominciare da qualche parte e a piccoli passi ed è già qualcosa, sta a noi invece fare dei passi più grandi.
Cosa vedremo negli stadi?
Spero che non ci sarà nessun problema per i concerti anche perché siamo fermi da un bel po’. La musica ha bisogno di ripartire di nuovo. A giugno sarò negli stadi e l’emozione è molto forte e sto già pensando a moltissime cose dal palco alla scaletta e c’è tanto da fare. Ma non posso spoilerare nulla.