La pubblicità ha scatenato dure reazioni sui social e accuse di sfruttamento dei lavoratori. Il protagonista, "Renatino", dice di non aver "mai visto il mare" né Parigi. Ma alla domanda se è felice risponde "sì". Tra gli sguardi di ammirazione di un gruppo di giovani estasiato per lo stakanovismo
“Nel Parmigiano Reggiano c’è solo latte, sale e caglio. Nient’altro. Nel siero ci sono i batteri lattici. L’unico additivo è Renatino, che lavora qui da quando aveva 18 anni, tutti i giorni. 365 giorni l’anno”. E ancora: “Ma davvero lavori 365 giorni l’anno e sei felice?”, chiede una ragazza. E Renatino: “Sì”. Trenta secondi di spot, diretto dal regista Paolo Genovese, hanno scatenato dure reazioni sui social e accuse al consorzio di sfruttare i lavoratori. Fino a quando, giovedì pomeriggio, il direttore comunicazione, marketing e sviluppo commerciale Carlo Mangini ha annunciato la decisione di “modificare lievemente la pianificazione della campagna, potendo intervenire sul quarto spot apportando alcune modifiche che accoglieranno quanto emerso”.
“Ci dispiace se la volontà di sottolineare la passione dei nostri casari è stata letta con un messaggio differente, che non abbiamo avuto la sensibilità di rilevare e che, grazie al dibattito accesosi in rete, raccogliamo con grande rispetto”, ha fatto sapere Mangini. Il protagonista dello spot, ‘Renatino’, viene esaltato per la sua dedizione al lavoro all’interno degli impianti che producono il formaggio stagionato. Nello spot appare anche l’attore Stefano Fresi, che spiega il lavoro di Renatino e lo presenta a un gruppo di giovani che rimangono estasiati dallo stakanovismo.
Fresi, su Instagram, ha pubblicato un lungo video messaggio per rispondere “alla quantità di messaggi e insulti” che gli sono arrivati dopo la messa in onda dello spot. “E’ una pubblicità, un’opera di finzione e quando ‘Renatino’, che non si chiama così nella vita, racconta di essere felice di non andare a Parigi e di non vedere mai il mare perché lavora 365 giorni al Parmigiano Reggiano, è una cosa che serve allo sceneggiatore per magnificare il prodotto”. Quindi “perché reagire in questo modo ad una opera di finzione?”.
Ma evidentemente la reazione dei potenziali consumatori ha suggerito una marcia indietro. “Abbiamo seguito con grande attenzione tutto il dibattito che ha alimentato i topics della rete”, ha spiegato Mangini, “con lo stesso interesse e rispetto con il quale seguiamo i contenuti espressi dalla grandissima comunità che in essa si esprime. Il nostro prodotto è inclusivo, gestiamo un patrimonio reputazionale che è merito di coloro che lo producono da quasi mille anni e ne sentiamo l’enorme responsabilità”.