Un tunisino di 25 anni, ricercato per terrorismo e sospettato di essere un membro dell’Isis, è stato identificato ed arrestato dalla Digos di Venezia e Gorizia. Era arrivato a Lampedusa su un barcone, aveva trascorso il periodo di quarantena per il Covid in provincia di Venezia, poi è arrivata una segnalazione dell’Interpol e così è stato trasferito al centro di permanenza di Gradisca, in Friuli, in attesa della richiesta di estradizione da parte del paese africano.
“In Italia non ha fatto nulla di illecito, ma è stato monitorato e controllato strettamente” è stato spiegato nel corso di una conferenza stampa da Carlo Ferretti, dirigente della Digos veneziana. Che ha poi aggiunto: “L’autorità giudiziaria tunisina ha internazionalizzato il provvedimento di cattura per ‘partecipazione ad associazione terroristica ed atti di terrorismo’, che è stato convalidato dalla Procura Generale di Trieste, in attesa delle procedure di estradizione”. Dalla documentazione arrivata da Tunisi non è chiaro se sia coinvolto in attentati effettuati, di certo è un soggetto pericoloso che faceva parte di una cellula del Daesh in possesso di esplosivo.
La vicenda sul territorio nazionale comincia il 16 settembre, quando R. F. arriva a Lampedusa su un barcone. Ovviamente fornisce un altro nome, visto che sa di essere ricercato nel proprio paese. Dalla Sicilia viene trasferito in una struttura di accoglienza per richiedenti asilo in provincia di Venezia. I flussi di stranieri sono tenuti sotto controllo ed infatti dopo un paio di settimane il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (SCIP) ha comunicato alla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione che le autorità di polizia tunisine, tramite Interpol, avevano segnalato la presenza in Italia di un loro cittadino membro di una cellula terroristica, contigua all’Isis. Nel frattempo una conferma è venuta dall’Aise, il nostro sistema informativo per la sicurezza esterna, che ha confermato lo sbarco in Sicilia dell’uomo, spiegandone il coinvolgimento terroristico.
A quel punto sono scattati gli accertamenti sugli extracomunitari arrivati per mare in Italia nello stesso periodo, con le caratteristiche di età e di nazionalità simili a quelle del ricercato. La Digos di Venezia lo ha individuato e messo sotto sorveglianza, in attesa della identificazione, che è stata possibile con il raffronto delle impronte digitali arrivate da Tunisi. Sono stati compiuti accertamenti su eventuali contatti dell’uomo in Italia, poi è stato trasferito al Centro di permanenza di Gradisca, in provincia di Gorizia. “Sul territorio italiano l’arrestato non aveva avuto atteggiamenti che denotassero una deriva di carattere integralista e, dalle prime dichiarazioni rese al momento del suo sbarco, aveva manifestato l’intenzione di non rimanere sul territorio nazionale” ha spiegato il dirigente della Digos veneziana. Insomma, il suo obiettivo era raggiungere un altro paese europeo. L’arresto è avvenuto in base al mandato di cattura internazionale emesso dal Tribunale di Tunisi.
“Presenteremo un’interrogazione urgente al ministro Luciana Lamorgese. La notizia è gravissima, chiediamo controlli su tutti gli attuali ospiti dei centri italiani” ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini. “Il Governo deve riflettere sull’aumento dei giorni di permanenza nei centri per il rimpatrio, riportandoli a quanto originariamente previsto dai decreti sicurezza Salvini. Serve un ampliamento delle funzionalità, del numero di posti, del personale operante nelle strutture e – ha commentato l’assessore regionale friulano alla sicurezza, Pierpaolo Roberti, ha commentato: anche un potenziamento dell’organico degli Uffici del Giudice di pace per gestire i ricorsi presentati contro i rimpatri ed evitare che possano essere bloccati a causa del superamento dei tempi di decorrenza dei provvedimenti previsti dalla legge”. Riferendosi alla realtà di confine ha aggiunto: “È necessaria l’immediata ripresa delle riammissioni con la Slovenia per bloccare tutti i flussi di clandestini che possono essere facili canali di ingresso per terroristi o aspiranti tali in Italia e in Europa”. Il consigliere regionale leghista Diego Bernardis ha espresso “profonda preoccupazione per la facilità con cui questi pericolosi criminali continuano a entrare in Italia. In questo caso è andata bene, perché il terrorista era già rinchiuso presso il Cpr, ma cosa sarebbe accaduto se fosse stato libero di aggirarsi per il nostro Paese?”.