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Dieta, digiuno intermittente e stile di vita per rallentare le lancette del nostro orologio biologico: il miglior anti-aging è nel piatto

È la conclusione di uno studio frutto della collaborazione tra I.R.C.C.S., Neuromed di Pozzilli (IS), università di Bologna, università dell'Insubria a Varese e università Lobachevsky di Nizhny Novgorod (Russia) e pubblicato su Aging Research Reviews

di Ennio Battista

Abbiamo due età. C’è quella anagrafica, su cui non possiamo farci nulla. E poi quella biologica, che rivela quanto noi stiamo effettivamente invecchiando e sulla quale possiamo intervenire frenando in parte dentro di noi l’avanzare dell’età biologica. Come? Modulando i processi infiammatori e con il controllo di grassi e zuccheri nel nostro corpo.

È la conclusione di uno studio frutto della collaborazione tra I.R.C.C.S., Neuromed di Pozzilli (IS), università di Bologna, università dell’Insubria a Varese e università Lobachevsky di Nizhny Novgorod (Russia) e pubblicato su Aging Research Reviews. Il lavoro, che ha esaminato i dati di una serie di studi sull’argomento, potrebbe portare a nuove idee su come rallentare il processo di invecchiamento. Con la loro analisi i ricercatori sono stati in grado di definire tre principali “strade” comuni che sembrano influenzare l’età biologica di una persona: l’infiammazione, il metabolismo e trasporto lipidico e il metabolismo dei carboidrati.

“Questi risultati”, spiega Aurelia Santoro, ricercatrice al Dipartimento di medicina specialistica, diagnostica e sperimentale dell’università di Bologna, “indicano come interventi sullo stile di vita, per esempio aderire a una dieta di tipo mediterraneo, oppure la restrizione calorica o il digiuno intermittente, possano influire proprio sui tre processi biologici individuati, agendo sui metabolismi, lipidico e glucidico, ma riducendo anche il livello di infiammazione e di stress ossidativo dell’organismo“. Queste conclusioni confermano una lunga serie di studi clinici che hanno ormai dimostrato, come ricorda il dottor Franco Berrino, già direttore del Dipartimento di medicina preventiva e predittiva dell’Istituto tumori di Milano “al di là di ogni ragionevole dubbio, che riducendo i cibi animali e aumentando i legumi si abbassano i livelli di colesterolo Ldl (quello cattivo); non solo: se si agisce sulla riduzione degli zuccheri diminuiscono i livelli di trigliceridi”. Per i grassi e il sale in eccesso, vale il meccanismo per cui se ne riduciamo il consumo e, per contro, aumentiamo l’apporto di verdure e l’attività fisica, diminuisce la pressione arteriosa, mentre con la scelta di cibi non raffinati a livello industriale si riduce il rischio dell’obesità e si prevengono le cardiopatie.

Sulla restrizione calorica e il digiuno intermittente sono rilevanti in particolar modo gli studi di Valter Longo, professore di biogerontologia e direttore del Longevity institute della Usc (University of Southern California) di Los Angeles, uno dei centri più importanti per la ricerca in materia d’invecchiamento, che ha messo a punto un suo metodo, la “Dieta mima digiuno”, un particolare regime di restrizione calorica da seguire per cinque giorni più volte l’anno, “per rigenerare l’organismo agendo sul sistema immunitario e sulle cellule staminali di altri sistemi, consentendoci di rimanere giovani più a lungo”, spiega Longo. Senza mai dimenticare, come hanno dimostrato gli studi epidemiologici su 5 grandi aree del mondo, le Blue Zones (tra cui anche l’Ogliastra, in Sardegna) particolarmente popolate da ultracentenari, che oltre a seguire una buona dieta occorrono altri elementi per vivere più a lungo. Quali? Evitare il fumo, ridurre al minimo il consumo di alcol, svolgere costantemente attività fisica, meglio all’aria aperta. E in ultimo, ma non per importanza, vivere una buona socialità e curare una dimensione spirituale.

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