La preoccupazione comincia a farsi strada tra molti cittadini di Trento. Eppure l’opera era nota da molto tempo e qui lo avevo già evidenziato nel lontano 2015. Solo che all’epoca i lavori sembravano lontani dall’essere realizzati. Ora, grazie al Pnrr che stanzia quasi un miliardo di euro per l’opera, i lavori stanno subendo una vera e propria accelerata esponenziale.
Le trivelle sono partite per i carotaggi esecutivi, che serviranno per confermare il tracciato in sinistra Adige, proprio quel tracciato che suscita un dibattito molto acceso nella città di Trento. Le perplessità su quest’opera sono molte, tanto che il comitato No Tav del Trentino ha convocato una partecipata assemblea cittadina, tenutasi domenica 28/11, proprio nella zona dove tale opera risulta più impattante sulle attività agricole di Trento. Nell’assemblea si è discusso della pericolosità ambientale di quest’opera, che sconvolgerà sia l’assetto idrogeologico della valle dell’Adige causando molti danni alle coltivazioni che invadendo uno dei principali SIN (siti interesse nazionale) – Area ex Sloi-Carbochimica – mettendo a rischio la stabilità delle falde acquifere e dei terreni di tutta Trento nord.
Di certo c’è che l’opera avrà un impatto enorme sulla vita della città di Trento, con una marea di cantieri che sconvolgeranno la già problematica mobilità urbana, si stima con oltre 600 camion al giorno per un lungo periodo, che dovranno trasportare i materiali inerti generati da quattro frese (due per parte) che scaveranno i tunnel incriminati. Oltre a ciò, alcune abitazioni e sedi aziendali dovranno essere abbattute perché poste in zone che diventano pericolose per i lavori.
E, nell’assemblea No Tav tenutasi nei giorni scorsi, molte persone evidenziano la scarsa comunicazione e trasparenza nel divulgare il progetto nella sua integrale problematicità; insomma, l’ennesima mega opera che sconvolgerà una città per decenni, con il rischio di danni ambientali enormi, accelerata solamente grazie al fatto che i finanziamenti europei concessi la permettono economicamente realizzabile.
La situazione pare quasi sia definita, da come viene veicolata; in realtà, molti cittadini sperano che sia ancora possibile variare il percorso, spostandolo sull’altra sponda del fiume Adige; altri, invece, sperano ancora che tale opera si possa addirittura fermare! E il comune di Trento, che pare analizzare il tutto solamente come un’occasione di ulteriore crescita per la città, pare non voglia valutare gli enormi pericoli che sono celati “sotto terra”; insomma una sponsorizzazione a tutto campo di quest’opera che determinerà impatti ambientali devastanti.
D’altronde, l’attuale assessore alla transizione ecologica del comune è proprio quell’ingegner Facchin che è stato, guarda caso, commissario straordinario del Governo per la realizzazione delle opere di accesso al tunnel del Brennero e del quadruplicamento della tratta Fortezza-Verona.
Un’ennesima opera immane, che cambierà inevitabilmente la valle dell’Adige, con inevitabili ripercussioni sull’ambiente; insomma l’ennesima spinta verso una deturpazione paesaggistica con gravi rischi idrogeologici. Nulla di nuovo, se non che la chiamano “transizione ecologica”!