L’Italia promossa da Fitch. L’agenzia alza il rating da BBB- a BBB con outlook stabile e parla di una ripresa economica “robusta”: +6,2% nel 2021 e +4,3% nel 2022. L’ultimo miglioramento del giudizio sul debito italiano (ma da parte di S&P) risale al 2017, quando a Palazzo Chigi c’era Paolo Gentiloni, oggi commissario Ue all’economia. A sostenere la dinamica del pil saranno “gli elevati tassi di vaccinazione, i risparmi del settore privato e l’uso dei fondi europei”. La ripresa sostenuta aiuterà anche i conti pubblici: il deficit è infatti stimato all’8,9% nel 2021, in deciso miglioramento rispetto alla precedente stima dell’11,4%. Il debito calerà probabilmente sotto il 154% del pil entro la fine del 2021 dal suo picco del 155,6% della fine del 2020. Dal canto suo l’Istat nelle Prospettive per l’economia italiana ha previsto una crescita più alta, 6,3% quest’anno e 4,7% il prossimo.
Nella sua analisi dell’economia italiana, Fitch ricorda come il Parlamento sia chiamato a eleggere il nuovo presidente della Repubblica tra e gennaio e febbraio 2022: il premier Mario Draghi è un “potenziale candidato”, scrive, e quindi “l’elezione presidenziale potrebbe avere un effetto diretto sul futuro del governo”, che ha “un’ambiziosa agenda” di riforme strutturali.
Secondo il Tesoro la promozione di Fitch, insieme alle valutazioni positive espresse di recente dalle altre agenzie di rating, “confermano la solidità della linea di politica economica perseguita dal Governo e l’esigenza di proseguire con vigore sulla strada delle riforme e degli investimenti, secondo il piano concordato con l’Europa”. Per il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, la decisione “conferma il fatto che l’Italia sta andando nella giusta direzione. Il livello di crescita mostra che l’Italia è tra i Paesi che stanno crescendo di più – credo che solo la Francia crescerà di più quest’anno – e anche nel 2023 è prevista una crescita intorno al 2,5%: una cosa che non accade da anni. Questa è la via maestra per uscire” dalla crisi della pandemia, “perché se hai un livello così alto di debito, la crescita è la prima via d’uscita”.
Nel dipingere un quadro positivo per la ripresa italiana, l’Istat mette in guardia sull’inflazione, che ha accelerato dall’estate scorsa e che si attenuerà solo da luglio prossimo. La revisione al rialzo delle stime di giugno sul pil è dovuta al commercio mondiale che ha dato ulteriore stimolo all’andamento di importazioni ed esportazioni italiane, al prezzo del petrolio (circa 4 dollari a barile nell’anno corrente e 2 per il 2022) e al tasso di cambio che incorpora un apprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro più contenuto rispetto a giugno (rispettivamente 1,18 e 1,20). Il miglioramento dell’economia italiana si deve soprattutto ai servizi (+3,4% la variazione congiunturale) rispetto all’industria in senso stretto e alle costruzioni (rispettivamente 0,8% e +0,6%). Forte la spinta di commercio, trasporto, alloggio e ristorazione (+8,6%) con il ritorno alla normalità dopo le numerose e forti restrizioni dovute alla pandemia.
A confermare la fase di recupero sono i segnali provenienti dal clima di fiducia di famiglie e imprese, che tra ottobre e novembre si è mantenuto sui livelli massimi del periodo. La ripresa della domanda e l’eccezionale crescita delle quotazioni del petrolio e dei prezzi delle materie prime agricole, più accentuata nella seconda parte dell’anno, hanno spinto l’inflazione facendo schizzare le tariffe di luce, gas e carburanti che hanno gravato ulteriormente sulle tasche degli italiani.