La Francia stabilisce un contratto record con gli Emirati Arabi Uniti, ai quali vende 80 caccia da guerra Rafale del gruppo Dassault. In tutto 16 miliardi di euro che hanno già fatto discutere. Emmanuel Macron lo ha firmato in occasione della sua visita all’Expo 2020 di Dubai. Si tratta dell’ordine più importante ottenuto all’estero per i Rafale da quando sono stati commercializzati, nel 2004. Il presidente francese ha citato l’avvenuto accordo sul proprio account Twitter: “Con gli Emirati Arabi sigliamo oggi la vendita di 80 aerei Rafale e di 12 elicotteri Caracal. Con fiducia, agiamo insieme per la nostra sicurezza”.

La stretta di mano agli Emirati Arabi, però, non piace a tutti: il motivo principale è la scarsa considerazione che questi hanno dei diritti umani. “La Francia – ha protestato il candidato ecologista nella corsa all’Eliseo del 2022, Yannick Jadot – ci fa vergogna quando arma regimi autoritari che disprezzano i diritti umani e la cui ricchezza è costruita sulle energie fossili. Parigi brillerà quando la sua politica estera sarà esemplare nella lotta per la libertà e la giustizia climatica”. Da anni la Francia viene criticata per gli affari sugli armamenti siglati nel Golfo, anche perché alcune di queste armi sono state utilizzate nel conflitto nello Yemen, dove Arabia Saudita ed alleati sono sospettati di crimini di guerra.

L’accordo desta ancora più preoccupazione anche perché, a cinque mesi dalle elezioni presidenziali, il presidente è stato accolto in pompa magna dal principe ereditario di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed Al-Nahyane (Mbz) nel padiglione d’onore dell’esposizione universale. Per il presidente, quanto stabilito sugli armamenti rappresenta “il più grosso contratto militare a componente francese della nostra storia”. I caccia verranno consegnati tra il 2027 e il 2031 e andranno a sostituire i 60 Mirage 2000 acquisiti alla fine degli anni ’90. Gli Emirati sono attualmente il quinto cliente dell’industria francese della difesa nel decennio 2011-2020, con 4,7 miliardi di euro di ordini. A Dubai, Macron era accompagnato da una nutrita delegazione di ministri, tra cui il titolare degli Esteri Jean-Yves Le Drian, Bruno Le Maire (Economia) e Florence Parly (Forze armate), oltre a capi di aziende come Airbus, Thales, Air Liquide o Edf. Secondo l’agenzia di stampa statale emiratina Wam, sono in tutto 13 gli accordi e memorandum d’intesa firmati a Expo. Questi non riguardano solo le armi ma altri settori strategici come l’energia e lo spazio. L’agenzia evoca, tra l’altro, un memorandum d’intesa tra il potente fondo sovrano emiratino Mubadala e il ministero francese dell’Economia. La visita è stata pure l’occasione di prorogare di dieci anni, fino al 2047, la licenza del Louvre Abu Dhabi, inaugurato nel 2017. In cambio di uno stanziamento di 165 milioni di euro tra il 2022 e il 2023, il Louvre si impegna a prestare alla sua filiale nel Golfo quattro opere emblematiche al momento top secret. Macron ha proseguito il tour in Qatar. In seguito si è diretto a Gedda, in Arabia Saudita, per un incontro con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman: il presidente francese diventa così il più importante leader occidentale a voler riallacciare i rapporti con l’uomo alla guida di Riyad, coinvolto nella morte di Jamal Khashoggi (il presidente americano Joe Biden, invece, si rifiuta di incontrarlo). Un anno fa, Macron aveva sollevato altre polemiche in seguito alla sua decisione di consegnare la Grande Croce della Legion d’Onore della Repubblica francese, la più alta onorificenza del Paese, al presidente egiziano Al Sisi: un altro capo di governo distante dal rispetto dei diritti umani.

Non si è fatto attendere infatti il commento dell’Ong Human Rights Watch: “La vendita di armi e il mantenimento di dubbi partenariati militari in nome della lotta al terrorismo e a danno dei diritti umani resteranno una macchia sul bilancio diplomatico di Macron”. L’Italia aveva imposto uno stop all’export di missili e bombe d’aereo verso Arabia Saudita ed Emirati – una misura poi in parte superata – che aveva creato una crisi diplomatica con Abu Dhabi. Soddisfatta dell’accordo invece la destra francese, fra cui Eric Zemmour, rivale di Macron.

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