Già da tempo critico nei confronti della strategia del partito, l'ex dem passa al gruppo Misto: "L’obiettivo di combattere i populismi che tanti danni hanno prodotto nel nostro Paese ma ciò non può essere fatto in una logica di equidistanza tra centro destra e centro sinistra". La difesa è concentrata solo sul passato - da Open a Draghi - ma sul futuro: "Non più replicabile una battaglia campale sui giudizi da dare alle esperienze passate"
Matteo Renzi perde un senatore. Leonardo Grimani, già da tempo critico nei confronti della strategia del partito, lascia Italia Viva e passa al gruppo Misto. Con una motivazione che è un compendio della confusione tra idea e azione di Iv, a un passo dalla fusione in Parlamento con Coraggio Italia di Toti e Brugnaro, sintomo di un nuovo spostamento a destra dei renziani: “La spinta del progetto riformista, cosi come concepito con l’adesione ad Italia Viva si è, a mio avviso, esaurita e va aperto un confronto nell’area del riformismo con un momento di riflessione approfondito”.
E ancora: “L’obiettivo di combattere i populismi che tanti danni hanno prodotto nel nostro Paese ma ciò non può essere fatto in una logica di equidistanza tra centro destra e centro sinistra”. Sufficiente? Macché. Nelle parole del senatore – eletto con il Pd e che ha poi seguito Renzi nella scissione – si rinviene anche una dura critica alle ultime mosse di Italia Viva, tra voti a braccetto con le destre – l’ultimo sullo stop al congelamento del taglio delle tasse ai ricchi per tutelare le fasce più povere sulle bollette – e ‘calcolo’ in vista dell’elezione del successore di Sergio Mattarella al Colle.
“Penso che il campo riformista vada organizzato una volta per tutte mettendo da parte personalismi e tatticismi – scrive nella sua lettera d’addio – e penso che la scelta che dovremo fare per eleggere il nuovo Capo dello Stato non possa essere il banco di prova per la costruzione di nuove alleanze future o per fare sgambetti a qualcuno”. Il passaggio quirinalizio, aggiunge, “dovrebbe essere una fase di massima condivisione politica con uno sguardo rivolto al futuro del Paese e non alla prossima campagna elettorale”. Infine: “Non credo che sia più sostenibile una guerra quotidiana contro tutto e tutti che porta all’isolamento e della rivendicazione politica a tutti i costi di una superiorità”.
La difesa a Renzi è concentrata solo sulla vicenda Open (“indecoroso il processo di violazione della privacy”) e sulla crisi di governo provocata a gennaio, con l’avvento di Mario Draghi a Palazzo Chigi. “La mia scelta non è sul passato – prosegue Grimani – ma vuole guardare al futuro pensando che non sia più replicabile una battaglia campale sui giudizi da dare alle esperienze passate quanto piuttosto a come riorganizzare il campo riformista senza primogeniture e mettendo in campo la massima generosità”. Un “cambio di passo” che al momento Italia Viva “non è più in grado di esprimere”.
E dopo la lettera di addio è stato ancora più chiaro: “Ora – spiega – mi voglio muovere in un’area di centrosinistra, dentro Iv non vedevo prospettiva, nel partito di Renzi prevale la tattica, prima per Draghi e ora per il presidente della Repubblica”. In tutto questo, dice il senatore di Terni, “ci si muove senza strategia, è una cosa che logora, prevale il tatticismo e io penso ad altro. Con Renzi ho parlato tempo fa di questo, abbiamo riscontrato che ci sono visioni diverse sull’impostazione di fondo”.