Dopo tre anni e mezzo Michele Boccardi può finalmente fregiarsi del titolo di senatore, al posto della senatrice Anna Carmela Minuto che è stata dichiarata decaduta. Due giorni fa l’aula ha votato l’avvicendamento tra i due, l’imprenditore pugliese felice, lei in lacrime. Tempo due giorni, però, e le parti s’invertono: lei non ha poi tutte le ragioni per piangere, lui per gioire. Si copre infatti che la senatrice riconosciuta “abusiva” dall’aula potrà tenersi le indennità che le sono state versate negli anni al posto del collega, che invece ne aveva diritto dal 31 marzo 2018 ad oggi. Lui potrà chiedere soltanto i contributi figurativi per la pensione. E pure lei, benché decaduta, potrà richiedere il vitalizio.
E l’ultimo colpo di scena di una commedia già assurda. A scoprirlo è stato lo stesso Boccardi ieri, quando è tornato al Senato per espletare le pratiche di rito, tesserino, foto etc. Subito dopo è passato all’Ufficio per le competenze parlamentari a lasciare l’iban su cui accreditare lo stipendio senatoriale. Mosso da curiosità, chiede cosa sarà delle indennità versate per oltre tre anni e mezzo alla senatrice che occupava abusivamente il suo posto, come aveva riconosciuto la giunta delle elezioni già il 24 settembre 2020. La Presidenza del Senato in un anno e passa non aveva trovato un buco per calendarizzare il voto, spingendo il senatore mancato a denunciarla con ipotesi di danno erariale.
La proclamazione ha messo fine alla saga, ma non agli strascichi e sprechi che si tira dietro. I giornalisti avevano subito chiesto al neosenatore cosa avrebbe fatto mai di quei 200mila euro circa che, teoricamente, avrebbe dovuto ricevere e la Minuto restituire. “Non ci ho pensato più di tanto”, ha risposto Boccardi con eleganza, insistendo sul fatto che la notizia fosse la chiusura della sua odissea e soprattutto il fatto che “dalla settimana prossima la giunta può proclamare i 192 senatori eletti col turno uninominale e validare così il plenum in maniera definitiva, condizione importante perché la Camera alta possa affrontare con piena validazione un appuntamento come l’elezione del nuovo Capo dello Stato”.
In realtà non è detta l’ultima parola. Proprio questo giornale, seguendo la vicenda di Boccardi, era incappato nel precedente surreale e abnorme di un altro parlamentare pugliese, il Cosimo Faggiano che fu proclamato deputato alla fine della XIV Legislatura: fece causa al Senato in sede civile e la vinse, ottenendo nel 2007 il riconoscimento di tutti gli stipendi arretrati cui avrebbe avuto diritto dal 2001 e al 2006. Boccardi potrebbe fare lo stesso, con la riedizione della beffa del “seggio pagato due volte”. Del resto la Minuto potrebbe far ricorso al Consiglio di Garanzia del Senato, versare i contributi volontari mancanti, e ottenere così il diritto al vitalizio, aggiungendo danno al danno.