L’ex ministra di Sarkozy, attualmente presidente della regione Ile-de-France, ha promesso che "darà tutto" per riportare la destra neogollista al ballottaggio dopo la clamorosa débacle del 2017, quando per la prima volta nella Quinta Repubblica nessun rappresentante del partito che fu di Chirac e Sarkozy superò il primo turno
La presidente dell’Ile-de-France, la regione di Parigi, Valérie Pécresse, si è aggiudicata oggi con il 60,95% delle preferenze l’investitura per la candidatura alle elezioni presidenziali di aprile in rappresentanza del partito della destra neogollista, i Républicains. Sconfitto Eric Ciotti, il deputato che era il più a destra dello schieramento iniziale, con alcuni temi in comune con Eric Zemmour. Fra i quattro concorrenti alle primarie dei Républicains, Pécresse non era la favorita ma era la più temuta da Emmanuel Macron come avversaria. Oltre a essere la prima donna candidata della destra moderata in Francia, è senz’altro la più ‘macronista’ dei neogollisti, social-liberale in economia, accentratrice nel governo.
L’ex ministra di Sarkozy, 54 anni, attualmente presidente della regione Ile-de-France, “darà tutto”, come ha promesso lei stessa oggi ringraziando i suoi seguaci, per riportare la destra neogollista al ballottaggio dopo la clamorosa débacle del 2017, quando per la prima volta nella Quinta Repubblica nessun rappresentante del partito che fu tra gli altri di Jacques Chirac e Nicolas Sarkozy superò il primo turno. La scelta della Pécresse redistribuisce le carte al tavolo delle presidenziali di aprile in attesa della discesa in campo dell’unico grande candidato ancora non dichiarato, Macron: un partito presidenziale che si presenta come una piattaforma alla quale aderiscono centristi, fedelissimi de La République en Marche, centristi del MoDem, movimenti giovanili e partiti ad personam come Horizons, creato dall’ex premier Edouard Philippe. Una sinistra più che mai frammentata e al momento senza grandi speranze, con la candidata socialista Anne Hidalgo che i sondaggi danno fra il 4 e il 6% e un Jean-Luc Mélenchon che sembra aver esaurito il suo ruolo di terzo incomodo e staziona attorno al 10%, più o meno come il candidato ecologista; un’estrema destra per la prima volta a due teste, quella tradizionalista e collaudata di Marine Le Pen e quella oltranzista e radicale di Eric Zemmour.
La collocazione dei Républicains dopo l’elezione di Pécresse, considerata un carattere ostico e difficile, grande lavoratrice, non una sprinter ma resistente negli sforzi lunghi, è quella descritta da Christian Jacob, presidente del partito: “La destra ha ritrovato il suo Dna, è popolare e solidale, una vera squadra nazionale pronta a dirigere il nostro Paese”. Fra gli applausi dei sostenitori nella sede del partito, è salita sul palco la vincitrice: “Grazie di aver avuto il coraggio” di scegliere la prima candidata donna dei Républicains, ha detto colei che i sondaggi vedevano sconfitta soprattutto da Xavier Bertrand, eliminato invece al primo turno, ma anche da Michel Barnier ed Eric Ciotti. “Saprò esserne degna”, ha aggiunto, esprimendo subito il suo legame “con tutte le donne di Francia”: “Darò tutto” in campagna presidenziale.
Giocare la carta dell’elettorato femminile simpatizzante di destra è ovviamente il primo colpo assestato a quell’eventuale frangia interna ostile che avrebbe preferito Ciotti, vicino a molte posizioni del misogino e ultra-tradizionalista Zemmour. Proprio quest’ultimo, dopo un paio di settimane di polemiche e sondaggi al ribasso, esordisce domenica con un comizio parigino carico di tensione: annunciato da giorni allo Zenith, è stato spostato in extremis al Parco delle Esposizioni di Villepinte, vicino all’aeroporto. “Eravate in troppi”, ha twittato il polemista di estrema destra giustificando la decisione, presa invece per il timore di incidenti nel quartiere espresso dalle autorità locali. In particolare, frange dei gruppi della sinistra antifascista erano pronte a dare battaglia nella capitale, al punto da spingere l’ambasciata americana oggi a consigliare ai connazionali di evitare la zona del comizio di Zemmour.