“Quirinale? Sarà indubbiamente Draghi il prossimo presidente della Repubblica. I partiti fanno la solita pantomima tenendo le carte coperte, ma non vedo cosa ci sia da nascondere. Draghi è l’unico ad avere i numeri. Con questa pantomima il centrodestra continua a prendere per il culo e a illudere Berlusconi, che non ha chances“. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Radio Radicale da Vittorio Sgarbi che, in una intervista a Lanfranco Palazzolo, ribadisce la sua profezia sul prossimo nome del capo dello Stato, cioè Mario Draghi.
Sull’ex Cavaliere osserva: “Il centrodestra potrebbe tranquillamente dire che va dritto sul nome di Draghi e trascinerebbe con sé anche il Pd. E invece, rimanendo ognuno in camuffa, giocano a lusingare Berlusconi, tenendo le carte coperte. Ma non ha senso, perché non c’è un reale candidato alternativo. La demonizzazione di Berlusconi può favorirlo al Colle? No, perché non raccoglie i voti di nessuno che sia oltre il centrodestra e neppure tutti del centrodestra stesso. Non ha nessuna possibilità, è solo un candidato di bandiera che, alle prime due votazioni, potrà avere 430 voti, dopodiché verrà mollato“.
Sgarbi motiva le ragioni della sua ‘profezia’ su Draghi al Quirinale: “È l’unica soluzione possibile alla luce del governo che abbiamo, e cioè un governo elettorale. Un signore di 72 anni, in odore di presidenza della Repubblica, diventa presidente del Consiglio, perché si rende conto che si deve sporcare le mani. Draghi entra in gioco e poteva fare un qualunque governo tecnico. E invece fa un governo fortemente politico, limitando l’opposizione ai pochi parlamentari di Fratelli d’Italia e ai pochissimi di LeU. Quindi, Draghi ha almeno 950 voti, cioè un numero senza precedenti ed è l’unico che li ha. Per quale ragione allora dovremmo eleggere un altro presidente della Repubblica? Non si capisce”.
Il critico d’arte condivide la discussa tesi del leghista Giancarlo Giorgetti e, con l’elezione di Draghi al Quirinale, prospetta la nascita di un governo transitorio dalla durata di 10 mesi, guidato da una figura strettamente connessa all’attuale premier: “È vero che nella nostra Costituzione il presidente della Repubblica non governa, ma è anche vero che spettano a lui l’esclusiva scelta del presidente del Consiglio e la nomina dei ministri. Come è successo in passato con Scalfaro, Cossiga, Napolitano e Mattarella, che hanno vigilato sui governi, anche Draghi, in qualità di presidente della Repubblica, non ha bisogno di sporcarsi ancora le mani – conclude – Però può guidare e indirizzare l’azione politica del nuovo presidente del Consiglio, che potrebbe essere Franco, Cartabia o Colao. Questo ‘interludio’ durerebbe 10 mesi: il nuovo presidente del Consiglio verrebbe nominato dal capo dello Stato a marzo prossimo e governerebbe fino alla fine dell’anno. Dopo lo scioglimento delle Camere a gennaio, ci saranno le elezioni politiche, che immagino verrano vinte dal centrodestra. A quel punto, Draghi sceglierà, super partes, un governo politico, che potrebbe essere guidato da Giancarlo Giorgetti con Giorgia Meloni agli Esteri e Matteo Salvini agli Interni“.