È morto Bob Dole, candidato alla presidenza Usa nel 1996 e considerato icona politica dei repubblicani. Aveva 98 anni ed era malato di cancro ai polmoni. Lo ha reso noto la famiglia, in particolare la moglie Elizabeth Dole. Avvocato, e senatore del Grand Old Party per lo Stato del Kansas dal 1969 al 1996, servì per vari anni anche come leader di maggioranza, ottenendo il record per il più lungo periodo di tempo rivestito in quel ruolo da una persona.
Nel 1976 fu candidato come vicepresidente da Gerald Ford, ma in quell’elezione i repubblicani furono sconfitti dal democratico Jimmy Carter. Dopo aver tentato la corsa alle primarie repubblicane nel 1988, stravinte dal vicepresidente di Ronald Reagan, George H. W. Bush, Dole fu il candidato del partito repubblicano alle presidenziali del 1996 ma fu sbaragliato dal presidente uscente Bill Clinton.
Dole era anche un veterano della Seconda guerra mondiale. Aveva combattuto in Italia, sugli appennini emiliani, riportando gravi ferite (e poi la paralisi) al braccio destro durante una battaglia a Castel d’Aiano. Era infatti solito tenere una penna nella mano destra, per far capire che non poteva stringere la mano in segno di saluto. Dopo aver inizialmente appoggiato la candidatura di Jeb Bush, rivelatasi fallimentare, Dole espresse già nel gennaio 2016 il proprio appoggio a Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca. Nel 2018 Dole aveva ricevuto a Washington la medaglia d’oro del Congresso.
“Bob Dole è stato uno statista americano come pochi nella nostra storia, un eroe di guerra e tra i più grandi della Greatest Generation“, cioè la generazione cresciuta durante la Grande Depressione e che andò a combattere nella Seconda Guerra Mondiale: con queste parole Joe Biden rende omaggio all’amico con cui ha condiviso molti anni al Senato su fronti opposti. “Ma non esitò mai a lavorare con me e con altri democratici quando contava di più”, ha sottolineato in una nota, ricordando i suoi sforzi e risultati bipartisan. Compresa la legge per istituire la festività di Martin Luther King, che molti nel suo partito avversavano: “Nessuna democrazia di prima classe può trattare la gente come cittadini di seconda classe”, sono le parole che disse ai suoi colleghi. “Bob era un uomo ammirato dagli americani e aveva un preciso senso dell’integrità e dell’onore”, ha aggiunto Biden, auspicando che la nazione possa “trarre esempio dalla sua eredità di decoro, dignità, buon umore e patriottismo”.