Si era aperto al Salone di Monaco, con l’unveiling della berlina elettrica Grandsphere concept, il dibattito di Audi intorno al futuro della guida autonoma e all’impatto che questa avrà sulle persone, sull’idea che oggi si ha della mobilità e sulle conseguenze etiche che tale tecnologia porterà con sé.
Adesso, la discussione iniziata a settembre ha preso la forma di uno studio approfondito dal titolo SocAIty 2021, cui hanno dato il proprio apporto 19 esperti di ambito politico, economico e scientifico sui temi di diritto giuridico, etica e sicurezza: il primo ha indagato il problema della responsabilità, il secondo quello del rapporto tra uomo e veicolo, il terzo quello sulla condivisione e protezione dei dati che, con l’introduzione effettiva della guida autonoma, diventerà molto più urgente di quanto non lo sia già oggi.
Il punto è, secondo lo studio, che le persone hanno bisogno sin da ora di confrontarsi ed “entrare in confidenza” con la guida autonoma, in quanto rappresenta un passaggio culturale cruciale. “Molte persone oggi, giustamente, sentono un certo grado di incertezza e persino scetticismo per quanto riguarda la responsabilità e la protezione dei dati o l’affidabilità e la sicurezza della tecnologia” ha affermato Sara Lexen, project manager e portavoce di &Audi Initiative – progetto di ricerca di Ingolstadt sull’intelligenza artificiale – per cui è importante che si lavori a una “comunicazione trasparente con il pubblico”.
Secondo gli esperti che hanno preso parte a SocAIty 2021, e che hanno provato a immaginare che volto avrà la mobilità del 2030, ciò che ancora oggi rallenta l’adozione della guida autonoma a livello globale riguarda una scarsa maturità di tecnologie (come l’edge computing) e anche infrastrutture di rete non adeguate.
L’avanzamento tecnologico, però, dovrebbe andare di pari passo anche con una più stretta collaborazione tra attori di settore e legislatori, per lavorare a un ampliamento delle basi giuridiche attuali: “Se discutiamo a chi dare la priorità per evitare danni – ha dichiarato Christoph Lütge, direttore dell’Istituto per l’etica nell’intelligenza artificiale dell’Università di Monaco di Baviera, tra i 19 esperti – non andremo molto lontano”.