Aveva la forma di una noce avvelenata. Il verdetto era già destino. Inoperabile. Ecco la storia della bestiaccia che Martha ha scambiato all’inizio per un mal di testa insistente dovuto a stress da covid. Erano mesi in cui i controlli di routine si rimandavano. E Martha, una donna fatta di roccia e sogni, aveva posticipato il suo. Fino a settembre del 2020, in partenza da Capri per il Festival di Venezia, di cui era giurata, sviene all’improvviso. Ricoverata d’urgenza, la diagnosi, tumore diffuso al cervello, lasciava poche speranze.
La nostra è stata un’amicizia recente ma solida, costellata di tanti bei progetti. Mi confessò che per amor delle figlie, mezze napoletane, le avrebbe fatto piacere avere la cittadinanza onoraria a Napoli. Dino, suo marito, le ripeteva sempre: “La vita è troppo breve per non essere napoletani”. E lei era stata insignita 3 mesi fa di cittadinanza onoraria. La motivazione: ambassador di napoletaneità nel mondo, per il suo impegno costante a promuovere a Hollywood il Grande Cinema Italiano.
Fissiamo la data: 16 luglio. Organizza un volo con assistenza speciale a bordo da Los Angeles direttamente a Napoli, poi in barca a Capri. Voleva abbracciare la sua isola per l’ultima volta. Il sindaco Marino Lembo la onorifica come “Cittadina Illustre”. Entra in Municipio accompagnata dalle note di Guido e Gianluigi Lembo (Guido è stato amico fraterno di Dino). Il suo aspetto è delicato ma emana la forza di chi sta combattendo fino all’ultimo fiato. Si appoggia al mio braccio e a quello di Carmine Arnone. il suo incedere è lento. Quella sua bella testolina bionda sfregiata dalla cicatrice dell’operazione la copre con un cappello di paglia. I giorni, quei pochi che le consente la chemio per arrestare il tumore metastasizzato, volano. Vorrebbe, vorrebbe con tutte le sue forze ma non ce la proprio a fermarsi a Napoli. Incarica me e la principessa Elena von Hessen di andare a ritirare l’onorificenza di Cittadina Onoraria. Al telefono con l’assessore Nino Daniele riesce a dire: “Quando penso a Napoli, penso a un diamante. Dalle mille sfaccettature. Sono felicissima della mia cittadinanza. Lo sono per me e per le mie due figlie. Dino aveva un fuoco dentro come il Vesuvio…quando penso a lui lo immagino sempre a Napoli”.
Per Martha e per le figlie Napoli è sempre stata la loro seconda casa. Martha stava lavorando con Oliver Stone a un remake delle “Quattro giornate di Napoli” di Nanni Loy. E incontrò Emmanuela Spedaliere, Direttore Generale del Teatro San Carlo, per una mise scene dantesca per il settecentenario. Al marriage hollywoodiano di sua figlia Dina, due anni fa, mi sedette vicino all’archistar Frank Gehry. Il nostro sogno volevamo che il maestro ci rifacesse lo Stadio San Paolo.
Martha Schumacher, famiglia di origine teutonica, nata a Lancaster, negli States, laurea, master, inizia la sua carriera nel 1976 come assistente di produzione prima di incontrare Dino De Laurentiis nel 1980.
Poi comincia la loro storia, di quelle che sono già un copione da film. Insieme fondano la Dino De Laurentiis Company con sedi sparse tra LA, Australia e Marocco. Il nome di Dino rimarrà scolpito nella storia del cinema, ha realizzato pellicole indimenticabili, Riso Amaro, L’oro di Napoli e Totò a colori.
Martha, già Cavaliere della Repubblica, in proprio ha prodotto una ventina di film, tra cui anche la fortunata serie televisiva Hannibal.
Per il centenario della nascita di Dino, avevo promosso all’Istituto di Cultura Meridionale un Convegno dedicato a Dino. Martha ne era felice, volò apposta da LA per fare da madrina, insieme ad Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, suo padre era il fratello di Dino. Lei che ha aperto gli Studios in mezzo mondo, li voleva portare anche a Napoli, perché no, nell’area dismessa di Bagnoli. Poi anche il Covid si è messo di traverso e la seconda edizione fortemente voluta dal Presidente Gennaro Famiglietti e dall’attore (e consigliere del Teatro Mercadante) Patrizio Rispo è stata sospesa.
Si rifarà l’anno prossimo. In nome di Martha.
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