Il Macbeth di Davide Livermore, diretto da Riccardo Chailly, è contemporaneo, cinematografico, onirico. Ma soprattutto, dopo l’edizione 2020 senza spettatori, è dal vivo. La rappresentazione è proposta da Rai Cultura in diretta in esclusiva su Rai1 a partire dalle 17.45. Ma non solo
Solo a partire dalle prove d’insieme gli artisti hanno tolto le mascherine. Mantenendo però il distanziamento. Sguardi, movimenti, effetti a sorpresa: quali accorgimenti nella regia di Davide Livermore fanno sì che nel Macbeth di Giuseppe Verdi, titolo inaugurale della stagione scaligera, tutto questo non si veda? “Il teatro è fatto di trucchi, è un continuo superamento di ostacoli e ricerca di soluzioni”.
Livermore, alla sua quarta inaugurazione nel tempio della lirica milanese, sa già che il pubblico non se ne accorgerà. Distanze, mascherine, disinfettanti, non cambia una virgola. Il 7 dicembre alle 18 alla Scala di Milano ci sarà il teatro vero. Non soltanto quello in cui dalla platea, dai palchi e dalle gallerie arriveranno vibrazioni dritte al cuore di Macbeth e della Lady, condivise con orchestra, coro e con tutto il cast. Ma anche quello in cui dal palco arriverà al pubblico l’energia degli artisti. Perché confrontarsi con regole e difficoltà è fare teatro. Il suo Macbeth, diretto da Riccardo Chailly, è contemporaneo, cinematografico, onirico. Ma soprattutto, dopo l’edizione 2020 senza spettatori, è dal vivo.
I quattro assi della lirica nei ruoli principali – A esibirsi sul palco del Piermarini sono le grandi stelle della lirica, richieste da tutti i teatri d’opera del mondo. Il protagonista, Luca Salsi, è un fuoriclasse del repertorio verdiano. Ha già conquistato il pubblico scaligero in Ernani e tornerà alla Scala in stagione come Renato in Un ballo in maschera. Di Parma, classe 1975, è soprannominato “super baritono” da quando ha sostituito Placido Domingo in una recita pomeridiana dell’Ernani al Metropolitan di New York a un quarto d’ora dall’inizio. La sera stessa ha recitato, come da programma, nella Lucia di Lammermoor. Anna Netrebko, russa, è la più celebre soprano del nostro tempo. Per lei questo Macbeth è “davvero particolare: effetti visivi, cambi di scena e addirittura il ballo”. Sarà una Lady Macbeth inquietante. “Abbiamo lavorato sulla continua ricerca timbrica anche per piegare la sua bellezza vocale agli aspetti persino sgradevoli e omicidi della Lady”, spiega Riccardo Chailly. Il tenore Francesco Meli, genovese, è Macduff. All’ottavo personaggio verdiano alla Scala, nel 2005 ha aperto a soli 25 anni la stagione del teatro
Carlo Felice di Genova nel Don Giovanni di Livermore. Infine Ildar Abdrazakov, nel ruolo di Banco, dotato di una tecnica vocale e di grandi qualità sceniche.
Lo spettacolo: cinematografico, contemporaneo, onirico – Il potere, la sua nascita e il suo tramonto. La sua forza e fragilità. Al centro della regia di Davide Livermore, aiutato dalla sua squadra artistica, Giò Forma per le scene, Gianluca Falaschi per i costumi, D-Wok per la parte video, Antonio Castro per le luci, ci sono le ambizioni umane. Che non cambiano mai. Sfilano santuari della ricchezza e del dominio di grandi metropoli. Città le cui prospettive si moltiplicano e si riflettono come nel film Inception di Christopher Nolan. Sono immagini di un io smarrito fra
skyline di grattacieli. C’è l’idea del labirinto. Molti i riferimenti ai classici dell’architettura novecentesca e un omaggio all’architetto milanese Piero Portaluppi. Anche i costumi sono contemporanei, ripercorrono le tendenze della creatività milanese degli ultimi decenni per vestire il lusso, sono monocromatici per la folla.
Daniel Ezralow: dal rock all’opera la danza abbraccia più mondi – Le coreografie sono dell’eclettico Daniel Ezralow, storico ballerino dei Momix e poi fondatore degli Iso. Attore protagonista in film diretti da Wertmuller e Bellocchio, nome di punta del Festival di Sanremo e di Amici, ma anche di big del pop e del rock come David Bowie, Sting, U2.
La direzione di Riccardo Chailly: Macbeth muore in scena – L’edizione di David Lawton del 1865, scelta da Riccardo Chailly, recupera la morte di Macbeth (“Mal per me che m’affidai”) della prima versione alla Pergola di Firenze del 1847. “L’ho voluto – spiega il direttore musicale scaligero – sapendo di avere come protagonista un artista con la personalità vocale e scenica di Luca Salsi”. Il quale scherza, e ringrazia di farlo morire in scena. La rappresentazione di Macbeth conclude il percorso voluto da Chailly: dagli anni di attività giovanile di Verdi al primo incontro del compositore con Shakespeare, di ispirazione per le ultime opere su libretto di Boito, Otello e Falstaff. Una trilogia giovanile iniziata nel 2015 con Giovanna d’Arco, proseguita nel 2018 con Attila e ora con Macbeth, su libretto di Francesco Maria Piave e Andrea Maffei da Shakespeare.
Lady Macbeth: la dark lady del Bardo inglese – La manipolatrice raccontata da Shakespeare è l’eroina al negativo. Crudele ma anche vittima di se stessa. Macbeth da valoroso guerriero si trasforma in assassino. Lui agisce, lei ne guida le atrocità. Ma la sua storia è drammatica. Divenuta ormai regina, non può raggiungere la pace sperata. Da sonnambula lascia sgorgare tutto il male che si annida nel suo animo. Si strofina la mano cercando di cancellare la macchia del delitto di cui si sente responsabile. La sua consapevolezza emerge nel delirio notturno con lucidità e crudezza assurde (“Chi poteva pensare che il vecchio avesse in corpo tanto sangue?”) .
Verdi: “Vorrei in Lady una voce aspra, soffocata, cupa”- In una celebre lettera del 1848 al librettista Salvatore Cammarano Verdi scrive a proposito di Eugenia Tadolini, che avrebbe cantato Lady a Napoli: “La Tadolini canta alla perfezione e io vorrei che Lady non cantasse. La Tadolini ha una voce stupenda, chiara, limpida, potente: e io vorrei in Lady una voce aspra, soffocata, cupa”. Alla vigilia della prima della versione parigina del 1865 Verdi fa di nuovo riferimento alla prosa descrivendo la recitazione del sonnambulismo di una delle maggiori attrici dell’Ottocento, Adelaide Ristori: “Chi ha visto la Ristori sa che si devono fare solo pochissimi gesti, anzi uno solo, cioè di cancellare una macchia di sangue…”. Ed ecco che torniamo al lavoro di Chailly con la soprano Anna Netrebko. Alle sfumature drammatiche della voce. Sinistre, angosciate. Noir.
La Prima sulla Rai – Macbeth è proposto da Rai Cultura in diretta in esclusiva su Rai1 a partire dalle 17.45. La regia televisiva è di Arnalda Canali, i conduttori sono Milly Carlucci e Bruno Vespa. Trasmesso in diretta anche su Radio3, su Rai1 HD canale 501 e su RaiPlay, conta su uno staff di 50 persone tra cameraman, microfonisti, tecnici audio e video. In campo 13 telecamere in alta definizione, 45 microfoni nella buca d’orchestra e in palcoscenico, 11 radiomicrofoni dedicati ai solisti che serviranno per la trasmissione stereofonica e per la radiocronaca in diretta in onda su Radio3, con audio surround per le sale cinematografiche e per la tv.
Prima diffusa e anteprima under30 – La Prima diffusa, un vero e proprio festival con cui il Comune di Milano accompagna la città nella settimana antecedente con performance, reading, incontri e mostre dedicati all’opera, coinvolge luoghi e spazi cittadini. Il 7 dicembre il Macbeth è trasmesso in diretta in molti spazi dei nove municipi di Milano e anche nell’area metropolitana. (Qui tutte le informazioni). Anche quest’anno la Prima è stata preceduta il 4 dicembre alle 18 dall’anteprima per il pubblico under30. L’iniziativa, inaugurata nel 2008, permette a tutti i giovani con meno di trent’anni di acquistare un biglietto per lo spettacolo di apertura della stagione al prezzo di 24 euro.
La Prima sui social media – La Prima è ogni anno anche sui social media, con l’hashtag #primascala. Il teatro alla Scala, con i suoi 420.513 follower su Facebook, 293.876 su Instagram
e 308.402 su Twitter, si colloca tra le istituzioni culturali italiane più seguite sui social. In occasione della prima di Macbeth, il teatro debutta anche su Tik Tok, che ha appena lanciato l’hashtag #classicalmusic e lancia a partire dal 4 dicembre il nuovo #dietrolequinte.
La trama – Atto I – Macbeth e Banco, generali dell’esercito del re di Scozia, Duncano, di ritorno da una valorosa battaglia incontrano in un bosco le streghe, che profetizzano il loro futuro. Macbeth sarà signore di Cawdor e poi re di Scozia. Mentre la progenie di Banco regnerà. Arrivano i messaggeri del re e annunciano a Macbeth di essere stato nominato signore di Cawdor. Una delle profezie quindi si è avverata. Lady Macbeth, quando ne viene a conoscenza, lo incita allora a uccidere il re. Nella notte avviene l’omicidio.
Atto II – Del delitto di Duncano viene incolpato il figlio Malcolm, costretto a fuggire in Inghilterra. Macbeth nel frattempo è diventato re. Ma dovrà uccidere anche Banco e il figlio Fleanzio, spinto dalla moglie, per evitare che si avveri la seconda parte della profezia delle streghe. Fleanzio riuscirà a fuggire mentre Banco morirà. Salvo poi apparirgli come fantasma durante un banchetto.
Atto III – Macbeth torna a interrogare le streghe ma il responso è oscuro. Resterà re di Scozia fino a che la foresta di Birman non gli muoverà contro e nessun nato di donna potrà nuocergli. Lady Macbeth lo convince a liberarsi anche di Macduff, che insieme a Malcolm sta radunando un esercito contro il suo regno.
Atto IV – L’esercito nemico giunge di nascosto e avanza camuffato dietro rami raccolti nella foresta di Birman. Lady Macbeth è in preda a delirio. Di notte vaga sonnambula cercando di levare dalla sua mano il sangue del delitto. La consapevolezza dell’omicidio di cui lei è stata la mente non la abbandona. Macbeth morirà ucciso da Macduff, venuto al mondo con un parto non naturale. Ed ecco che si avvera anche questa profezia.