L’invecchiamento della popolazione, osserva l'organizzazione, "sarà rapido e nel 2050 ci saranno 74 persone di età pari o superiore a 65 anni ogni 100 persone di età compresa tra i 20 e i 64 anni, il che equivale a uno dei rapporti più alti dell’Ocse". Per i lavoratori autonomi trattamenti più bassi del 30% rispetto a quelli di un dipendente con la stessa anzianità contributiva, a fronte di una media media Ocse del 25%
Per la generazione entrata nel mondo del lavoro lo scorso anno la pensione arriverà solo a 71 anni, un’età tra le più alte di tutti i paesi Ocse. Dietro solo ai lavoratori danesi (74 anni) e a pari merito con Estonia e Paesi Bassi. E’ l’effetto del regime introdotto nel 1995 che adegua le prestazioni pensionistiche all’aspettativa di vita e alla crescita e sarà pienamente efficace solo intorno nel 2040. Attualmente l’età è sotto la media, a 61,8 anni contro 63, per effetto di una serie provvedimenti – a partire da Quota 100 – che hanno permesso l’uscita anticipata aumentando i costi del sistema. L’Ocse, che mercoledì ha pubblicato il rapporto Pensions at a glance 2021, osserva che “la concessione di benefici relativamente alti a pensionati giovani fa sì che la spesa pensionistica pubblica si collochi al secondo posto tra le più alte dei Paesi dell’Ocse, pari al 15,4% del Pil nel 2019″.
Lo scenario è preoccupante se si prende in esame la sostenibilità di quella spesa in rapporto al numero di persone in età da lavoro che con i loro contributi finanziano le pensioni. L’invecchiamento della popolazione, osserva l’organizzazione, “sarà rapido e nel 2050 ci saranno 74 persone di età pari o superiore a 65 anni ogni 100 persone di età compresa tra i 20 e i 64 anni, il che equivale a uno dei rapporti più alti dell’Ocse. Negli ultimi 20 anni, la crescita dell’occupazione, anche attraverso carriere più lunghe, ha compensato più della metà della pressione dell’invecchiamento demografico sulla spesa pensionistica in Italia. Ciononostante, quest’ultima è aumentata del 2,2% del Pil tra il 2000 e il 2017. Per l’Italia l’incremento dell’occupazione continua a rivestire un’importanza cruciale, in particolare nelle fasce di età più avanzata”.
Il sistema comunque non potrà rimediare a profonde disparità tra i diversi trattamenti: per i lavoratori autonomi si prospetta un futuro con pensioni più basse del 30% rispetto a quelle di un dipendente con la stessa anzianità contributiva, a fronte di una media media Ocse del 25%. Oggi il reddito medio degli ultrasessantacinquenni è simile a quello della popolazione generale, ma è “inferiore in media del 12% rispetto alla zona Ocse e del 15% rispetto all’Italia di 20 anni fa”. Tuttavia, nota l’Ocse, “la disparità di reddito e il tasso di povertà di reddito relativo tra gli anziani si sono allineati al valore mediano dei Paesi dell’Ocse, a seguito del notevole calo del tasso di povertà in età avanzata registrato in Italia negli ultimi decenni”.
Nel 2020 l’età media della pensione è a 67 anni in paesi come Norvegia e Islanda mentre la più bassa si registra in Turchia (52 anni). L’età media di pensionamento futura sarà di 66 anni con le donne che manterranno un’età pensionabile standard più bassa rispetto agli uomini in Colombia, Ungheria, Israele, Polonia e Svizzera.